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Piano 5.0 su spese fino a 50 milioni ma con limiti ai crediti d’imposta

Bonus fino al 45% se c’è riduzione del consumo energetico di almeno il 10%

Una revisione finale sul sistema di fruizione dei crediti d’imposta sblocca il piano Transizione 5.0. Gli incentivi, finanziati con 6,3 miliardi di fondi europei RepowerEu, sono entrati nel decreto Pnrr approvato ieri dal consiglio dei ministri.

La bozza, oltre a rinviare a due decreti attuativi per la piena operatività, prevede che i crediti d’imposta dovranno essere portati in compensazione entro il 31 dicembre 2025 e solo l’eccedenza potrà essere sfruttata negli anni successivi e comunque con tempi dilatati: cinque quote annuali di pari importo. Questa limitazione è divenuta necessaria dopo i rilievi della Ragioneria dello Stato per un disallineamento di cassa e competenza che rischiava di pesare troppo sugli anni dal 2026 (scadenza del Pnrr) in avanti. Il sistema si presenta dunque meno attrattivo fiscalmente rispetto alle previsioni originarie, pur rappresentando una significativa novità per chi investe in innovazione.

L’agevolazione riguarda la doppia transizione dei processi produttivi (digitale ed energetica) a fronte di nuovi investimenti effettuati nel biennio 2024-2025, con tetto a 50 milioni. Potranno accedervi imprese di qualsiasi dimensione, forma giuridica, attività economica o localizzazione geografica a patto di presentare un progetto di innovazione finalizzato a ridurre i consumi energetici di almeno il 3% (oppure in alternativa, i processi interessati dall’investimento almeno del 5%) e basato esclusivamente sui beni strumentali materiali (macchine utensili, robot, magazzini automatizzati) e immateriali (software) tecnologicamente avanzati e interconnessi ai sistemi di fabbrica indicati nella legge di bilancio 2017 che aveva definito il piano Industria 4.0. A condizione di aver rispettato questi requisiti di base, saranno inoltre inclusi gli investimenti in beni necessari per l’autoproduzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili (escluse biomasse) e le spese per la formazione in competenze per la transizione ecologica. Per quanto riguarda l’energia solare, saranno agevolabili solo i pannelli fotovoltaici a elevate prestazioni, inclusi nel registro dell’Enea sulle produzioni europee. In riferimento invece alla formazione, le spese saranno ammesse solo entro il 10% dell’investimento complessivo, con un tetto a 300mila euro e limitazione all’attività di formatori esterni all’azienda.

In mancanza dei criteri energetici, le imprese potranno comunque accedere alle aliquote vigenti per i crediti d’imposta 4.0 se possiedono i relativi requisiti.

Il nuovo schema prevede per investimenti fino a 2,5 milioni un credito di imposta che arriverà al 45% nella terza classe di efficienza energetica, cioè quella che darà risultati migliori di risparmio (almeno il 10% per l’unità produttiva o 15% per il processo). Si scende rispettivamente a un credito d’imposta al 40% e al 35% nella seconda classe di risparmio (dal 6 a 10% per unità produttiva e 10-15% per il processo) e nella prima (rispettivamente dal 3 al 6% e dal 5 al 10%). L’intensità dell’aiuto cala all’aumentare dell’investimento, secondo la logica di premiare di più le piccole e medie aziende rispetto ai grandi gruppi. Così nella fascia 2,5-10 milioni di spesa il credito d’imposta sarà del 25% nella terza classe di efficienza energetica, del 20% nella seconda e del 15% nella prima classe. Infine, tra 10 e 50 milioni il beneficio fiscale sarà rispettivamente del 15%, 10% e 5 per cento. Il meccanismo di verifica e controlli si baserà su una doppia certificazione di un valutatore indipendente: ex ante sulla riduzione dei consumi di energia conseguibili ed ex post sull’effettiva realizzazione degli investimenti. Come detto, comunque, prima della piena operatività occorreranno due decreti attuativi. Il primo riguarda l’impalcatura generale degli incentivi, il secondo nello specifico i requisiti dei formatori ai quali le aziende potranno rivolgersi per ottenere l’agevolazione anche sulla formazione.

Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, parla di «provvedimento architrave della nostra politica industriale» e ricorda che ai 6,3 miliardi del piano 5.0 si aggiungono i 6,4 miliardi già previsti a legislazione vigente per Transizione 4.0, «per un totale di circa 13 miliardi nel biennio 2024-25».

 

Fonte: Il Sole 24ORE

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