La legge 180 del 2011 (Statuto delle imprese) prevedeva che il governo presentasse alle Camere, ogni anno, un «disegno di legge annuale per la tutela e lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese». Pura teoria, da allora ad oggi. Ora il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, promette di portare il primo Ddl in consiglio dei ministri entro fine anno. I lavori sono in fase avanzata e una prima bozza è stata trasmessa dal Mimit ai ministeri a vario titolo coinvolti: una dozzina gli articoli divisi in quattro Capi.
La parte a più alto impatto contiene incentivi fiscali per le aggregazioni ed è quella su cui restano ancora alcuni margini di incertezza legati alle valutazioni del ministero dell’Economia in tema di coperture finanziarie. Nel testo visionato dal Sole 24 Ore si prevede che per le operazioni di aggregazione aziendale, realizzate con fusione o scissione effettuate dal 2026 al 2028, sono riconosciuti, ai fini fiscali, il valore di avviamento e quello attribuito ai beni strumentali materiali e immateriali, per effetto della imputazione su queste poste del disavanzo da concambio, entro un limite di 5 milioni. E un analogo incentivo scatterebbe anche per le operazioni di conferimento di azienda. La misura è comunque limitata alle imprese operative da almeno due anni e che non facciano parte dello stesso gruppo societario. Un ulteriore incentivo fiscale, sempre per il 2026-2028, è allo studio alle imprese che sottoscrivono o aderiscono a un contratto di rete: detassazione di una quota degli utili (fino a 1 milione di euro) destinati al fondo patrimoniale comune o al patrimonio destinato all’affare, se accantonati ad apposita riserva.
Urso, parlando nei giorni scorsi alla Camera del Ddl come novità assoluta dopo un’attesa di tredici anni, ha fatto anche riferimento alla trasmissione delle competenze delle Pmi ai lavoratori più giovani. Torna in pista una norma già esaminata dal governo nei mesi scorsi. Si tratta del «contratto di sostituzione» che, a fronte di incentivi, dovrebbe spingere le Pmi ad assumere lavoratori under 35 per coprire le ore di lavoro lasciate scoperte da lavoratori che, entro tre anni dalla pensione anticipata o di vecchiaia, potrebbero proseguire in part-time con lo Stato che garantirebbe la quota dei contributi residui. I datori di lavoro che aderiscono a questa “staffetta generazionale” sarebbero agevolati con la decontribuzione totale dalla data di decorrenza del contratto di sostituzione fino alla data di pensionamento effettivo del lavoratore anziano. Quest’ultimo svolgerebbe funzione di “tutor” del neoassunto nell’ambito di un piano formativo individuale. In ogni caso, alla data di pensionamento, il contratto di sostituzione, se stipulato a tempo parziale, sarebbe tramutato a tempo pieno.
Ma il Ddl spazia su diverse altri argomenti. Per l’attività svolta in smart working l’assolvimento di tutti gli obblighi di sicurezza e salute del lavoratore in capo al datore di lavoro, in particolare sull’uso dei video terminali, sarà assicurato consegnando annualmente al lavoratore e al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza un’informativa scritta. Inoltre, l’Inail sarà chiamata a elaborare modelli semplificati di organizzazione e gestione in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro per le micro e Pmi.
Sarà più facile accedere al credito bancario anche attraverso la cartolarizzazione dello stock di magazzino e sono allo studio misure specifiche per potenziare il ruolo del Garante per le Pmi e per incentivare gli operatori del settore Horeca (alberghi, ristoranti, catering, bar eccetera). Da limare la norma sui Confidi, soprattutto perché andranno recepite le considerazioni del ministero dell’Economia e di Banca d’Italia. La riforma dei consorzi di garanzia fidi, alla quale da mesi lavora il sottosegretario del Mimit Massimo Bitonci, prevede che i confidi possano erogare anche finanziamenti diretti oltre a fare controgaranzia sul credito. Inoltre, i confidi con un volume di attività finanziaria pari o superiore a 150 milioni sarebbero tenuti a chiedere l’autorizzazione a Banca d’Italia per l’iscrizione nell’ “albo 106” del Tub, mentre quelli più piccoli (con patrimonio netto di almeno tre milioni) avrebbero la facoltà di farlo.
Farà sicuramente discutere anche la norma sulle false recensioni online per tutelare la concorrenza sul web. La bozza punta a vietare la cessione di recensioni «non genuine». Se passerà la proposta, i consumatori potranno pubblicare la loro recensione di servizi alberghieri o di ristorazione non oltre il termine di 15 giorni. L’imprenditore potrà ottenere la cancellazione della recensione documentando che è ormai superata in quanto ha adottato misure idonee a mitigare o superare le ragioni alla base del giudizio negativo. L’Antitrust dovrà stilare apposite linee guida e l’Authority per le comunicazioni promuovere codici di condotta con le piattaforme online, per garantire innanzitutto che le recensioni pubblicate provengano da consumatori che hanno realmente usufruito del servizio o hanno utilizzato il prodotto.