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Incentivo al lavoro esentasse dal 2025 anche se già maturato o attivato

Chi rinvia quota 103 o la pensione anticipata potrà non versare i contributi. L’importo andrà in busta paga e non sarà imponibile fiscalmente

Chi maturerà i requisiti per la pensione anticipata o per quota 103 entro il 2025 potrà decidere di continuare a lavorare senza versare i contributi previdenziali a suo carico che quindi aumenteranno il netto in busta paga anche perché tale importo non sarà imponibile fiscalmente. Una opzione che potrà essere attivata anche da chi ha già maturato i requisiti quest’anno o in precedenza e che sarà applicata in automatico a chi sta già utilizzando la versione “2023-24”.

La legge 197/2022 (Bilancio 2023) ha introdotto un incentivo per i lavoratori dipendenti che, avendo maturato i requisiti per quota 103, avessero deciso di rinviare il pensionamento e di continuare a lavorare: in tale condizione avrebbero potuto scegliere di non versare i contributi a loro carico (indicativamente il 9-10%) e il datore di lavoro li avrebbe inseriti nella retribuzione, sottoponendoli però a tassazione. Inoltre, altra conseguenza di questa scelta, non versando una parte di contributi, si avrebbero maturato una pensione di importo inferiore, non di molto, rispetto a quella che si sarebbe ottenuta proseguendo con la contribuzione piena.

L’opzione è stata prorogata nel 2024, ma è stata poco utilizzata: secondo la relazione tecnica al disegno di legge di Bilancio 2025, nei primi otto mesi di quest’anno ha determinato minori entrate contributive per 2 milioni di euro dal settore del lavoro privato, mentre era stato stimato un effetto complessivo (pubblico e privato) di 14 milioni di euro su dodici mesi a fronte di circa 6.500 adesioni. Va rilevato che questo esonero contributivo si è intrecciato con quello del 6-7% per retribuzioni lorde mensili imponibili a fini previdenziali fino a 1.923 euro, che peraltro non comporta alcun abbattimento della futura pensione perché prevede l’accredito figurativo dei contributi non versati.

In questo quadro, l’articolo 23 del disegno di legge di Bilancio 2025 conferma e modifica questa misura di «trattenimento in servizio» che potrà essere attivata da chi, entro il 31 dicembre dell’anno prossimo maturerà i requisiti per quota 103 (a sua volta prorogata) oppure, novità, per la pensione anticipata, che si raggiunge con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età (alle donne è sufficiente un anno in meno). Inoltre, la nuova versione prevede l’esenzione fiscale dei contributi non versati e trasformati in retribuzione.

Il testo dell’articolo stabilisce che l’opzione può essere attivata da chi matura i requisiti entro il 31 dicembre 2025. Quindi ciò significa da tutti quelli che raggiungeranno tale traguardo l’anno prossimo, ma anche da chi vi è già arrivato però finora non si è pensionato. Inoltre, seppur non esplicitamente scritto nel Ddl Bilancio e nella relativa relazione tecnica, secondo il dossier elaborato dal Servizio studi di Camera e Senato, la nuova versione si applicherà automaticamente a quei lavoratori che hanno attivato l’opzione ora disponibile: in pratica dal 2025 beneficeranno dell’esenzione fiscale oltre che di quella contributiva. Nonostante la maggior attrattività della “edizione 2025”, però, le stime di adesione elaborate dal Governo si discostano poco da quelle relative a quest’anno: da 6.500 lavoratori si dovrebbe salire a 7.000, con conseguenti minori entrate contributive per 15 milioni di euro. Ciò perché è stato rilevato che chi raggiunge i requisiti per la pensione anticipata tende ad accedervi subito.

Inoltre i pensionandi dovranno prendere in considerazione anche un altro fattore al momento di scegliere se richiedere la pensione oppure continuare a lavorare con o senza incentivo. Infatti l’anno prossimo entreranno in vigore i coefficienti di trasformazione del montante contributivo per il biennio 2025-26, che determinano l’importo iniziale della quota contributiva di pensione. Tali moltiplicatori, che saranno pubblicati entro fine anno, sono correlati alla speranza di vita residua (anche quella del coniuge) e alla variazione del tasso di variazione del Pil di lungo periodo rispetto alle dinamiche dei redditi soggetti a contribuzione previdenziale rilevati dall’Istat. Qualora questi ultimi dovessero risultare, come probabile, meno convenienti degli attuali, chi ha già maturato i requisiti per la pensione potrebbe decidere di accedervi entro dicembre così da contare su un assegno leggermente più consistente.

 
Fonte: Il Sole 24ORE

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