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Costi non deducibili con la fattura troppo generica

Cassazione 12081/2024: assente la documentazione necessaria a dimostrare la specifica destinazione delle merci acquistate

La fattura di acquisto che non contiene una serie di indicazioni, tra le quali la natura, qualità e quantità dei beni e dei servizi oggetto dell’operazione, non consente all’amministrazione finanziaria di esercitare i dovuti controlli con i poteri previsti dalla normativa di riferimento: diventa pertanto indeducibile il costo ed è indetraibile l’Iva. È quanto affermato dalla Cassazione con l’ordinanza n.12081, del 6 maggio 2024.

Il concetto di «inerenza allargata» dei costi

Una Srl impugnava un avviso di accertamento relativo all’anno d’imposta 2014 con il quale l’amministrazione finanziaria, all’esito di verifica e relativo p.v.c., rideterminava il reddito d’impresa non riconoscendo alcuni costi aziendali e di conseguenza l’Iva detraibile, per mancata prova dell’inerenza all’attività imprenditoriale, attesa la genericità della fattura, non suffragata da ulteriore documentazione.

I giudici tributari regionali avevano accolto la tesi dell’Agenzia delle Entrate ribaltando la sentenza della Ctp.

Nel ricorso in Cassazione la Srl sostiene che, nell’avviso di accertamento, sono presenti rilievi afferenti l’indeducibilità di costi sostenuti dalla contribuente, sul presupposto che l’oggetto delle fatture ricevute dalla stessa siano generiche, con conseguente difetto di inerenza dei predetti costi ex articolo 109, comma 5, del Dpr 917/86 e articolo 19 del Dpr n. 633/1972.

Secondo la tesi della Srl ricorrente, nel caso in esame dovrebbe farsi riferimento al concetto di inerenza allargata, fatto proprio anche dalla prassi dell’Amministrazione Finanziaria e confermato dalla stessa Suprema Corte (sentenza 6650/2006) , secondo cui «la deducibilità dei costi e degli oneri è sempre condizionata ad una stretta inerenza degli stessi all’attività svolta, ossia che questi siano stati funzionali alla formazione del reddito o siano rapportati come causa ad effetto nel circuito della produzione del reddito».

Assente la prova dell’inerenza dei costi

Osserva la Cassazione che la Ctr, con la sentenza impugnata dalla Srl ricorrente, con esame analitico della documentazione prodotta ha evidenziato la genericità delle fatture e la mancanza di idonea documentazione di riscontro, non ritenendo sufficienti, né il contratto (privo di data certa, di dubbio contenuto e non richiamato nelle fatture), né la consulenza di parte (depositata dalla parte a notevole distanza di tempo dalla verifica fiscale); le molte fatture di acquisto contenevano l’indicazione generica di merce in conto acquisti e l’importo complessivo della fornitura senza fornire ulteriori dettagli circa la specie dei beni acquisiti, le quantità e il prezzo unitario; risultava del tutto omessa ogni indicazione circa le specifiche destinazioni delle merci acquistate nei diversi punti vendita gestiti dalla Srl ricorrente e ogni riferimento ai ricavi che, a differenza dei costi indicati cumulativamente, erano stati specificati per ogni singolo punto vendita.

La Cassazione nel rigettare il ricorso afferma che le censure della Srl si palesano complessivamente inammissibili, in quanto, non sono volte a contestare in diritto l’assunto della Ctr sulla mancata prova dell’inerenza per la genericità delle indicazioni attinenti alle prestazioni fatturate che hanno originato i costi.

Fonte: Il Sole 24ORE

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