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Sostenibilità, un’opportunità per l’accesso al credito

Portare le logiche ESG nei processi aziendali risponde a quanto richiesto dall’Autorità Bancaria Europea nelle sue linee guida sulla concessione ed il monitoraggio dei prestiti ed è funzionale ad accelerare la transizione verso un modello finanziario ed economico sostenibile

La crescente attenzione attribuita ai temi legati alla sostenibilità è sintesi della presa di coscienza della necessità di una transizione verso un’economia che soddisfi le esigenze del presente senza compromettere quelle delle future generazioni e diviene un’opportunità da cogliere non solo per le grandi aziende – a cui si rivolgono esplicitamente le normative UE – ma anche per tutte le PMI che fanno parte della catena di valore delle predette obbligate.

L’integrazione dei temi ESG nei processi aziendali gioca, infatti, un ruolo fondamentale nella gestione del business in una prospettiva di medio-lungo termine, poiché consente di ottenere vantaggi significativi come l’accesso al credito, il costo più basso dei finanziamenti e la possibilità di rientrare nei criteri richiesti dai bandi di finanza agevolata.

Il cambio di passo nel mondo finanziario in termini di sostenibilità si è manifestato in modo concreto a partire dallo scorso decennio, profondamente segnato dalla crisi globale, in cui si è palesato il fallimento del paradigma della finanza tradizionale, a causa – principalmente – dell’incapacità di dare stabilità al sistema, di controllare il rischio e monitorare l’indebitamento. Da tale presa di consapevolezza, si è constatato nei fatti che l’approccio della finanza convenzionale non è più in linea con l’obiettivo di crescita duratura di un’azienda, poichè esula dalla valutazione di costi, rischi ed opportunità in tema di sostenibilità che al contrario consente di rinnovare i modelli di business con maggiore attenzione verso la tutela dell’ambiente, del sociale e della buona gestione imprenditoriale.

In altre parole, bisogna abbandonare e capovolgere la logica del fare affari – come se non ci sia un futuro – nel nuovo paradigma: agire nell’ottica di tutelare il domani .

È in questo concetto si intrecciano due ordini di considerazioni. Da un lato la creazione di un valore sostenibile rappresenta per le aziende l’unica strada percorribile verso il successo, dall’altro per i mercati finanziari la sostenibilità diviene una delle sfide più attuali, poiché le decisioni finanziarie non possono tenere in considerazione solo i fattori economici, ma anche le ripercussioni sociali ed ambientali della scelta finanziaria intrapresa.

Emerge quindi la necessità di adottare una visione integrata nell’uso dei servizi del capitale naturale, sociale e finanziario, il cui approccio deve necessariamente coinvolgere tutti gli attori interessati, dai processi decisionali ai quelli di produzione e consumo, per riformare l’intera catena di creazione del valore secondo una visione di lungo periodo, coerente con lo sviluppo di un’economia sostenibile.

In quest’ottica, le organizzazioni devono assurgere a divenire “ bancabili ”, vale a dire che qualsiasi azienda individuale, o strutturata in forma societaria, o un progetto imprenditoriale deve essere considerata idonea a ricevere un finanziamento da parte di un istituto di credito. Il rapporto banca – impresa perciò non può essere più considerato come una relazione unilaterale o clientelare, ma deve essere inteso in senso bilaterale volto a generare benefici reciproci, laddove il profitto deve essere considerato come un mezzo per raggiungere un fine e non un fine in sé. Le imprese bancabili saranno quelle che più facilmente riusciranno ad accedere al mercato del credito rispetto alle concorrenti per le finalità di crescita, innovazione e sostenibilità che si propongono.

Allo stesso tempo ai fornitori dei servizi di finanziamento è richiesto un adeguamento degli stessi verso profili “etici, mediante ad esempio la selezione degli investimenti in attività e in prodotti etici, l’utilizzo di criteri sociali e ambientali, l’offerta di una totale trasparenza e gestione democratica dell’impresa, la generazione di un significativo impatto sulla società e sull’ambiente tali da rappresentare un modello virtuoso da imitare.

A tale proposito, anche le linee guida dell’European Banking Authority (Eba) in materia di concessione e monitoraggio dei prestiti, operanti a partire dal 30 giugno 2024, presentano novità rivoluzionarie poiché nel definire le regole di condotta che ogni istituto di credito deve seguire nel momento in cui valuta l’erogazione del capitale di debito ad un’impresa impongono l’analisi di KPI ben specifici.

Appare opportuno ricordare che l’Eba come organizzazione indipendente dell’Unione Europea lavora per garantire una regolamentazione e supervisione efficace e coerente nel settore bancario europeo. È stata istituita nel 2011 come parte del Sistema Europeo di Vigilanza Finanziaria (ESFS), che include anche l’Autorità Europea degli Strumenti Finanziari e dei Mercati (ESMA) e l’Autorità Europea per le Assicurazioni e le Pensioni aziendali (EIOPA).

Secondo l’Eba, infatti, gli istituti di credito devono porre l’attenzione su tre diversi punti cruciali:

  • 1. l’importanza dei flussi di cassa futuri rispetto alle garanzie reali;
  • 2. la necessità di fornire una strategia aziendale e il modello di business imprenditoriale;
  • 3. la valutazione delle competenze dell’imprenditore nella gestione operativa dell’azienda.

 

Le banche nei prossimi mesi saranno così costrette ad operare una regolare e stringente revisione dei mutuatari con l’impegno da parte delle aziende di adeguarsi a tali obiettivi se vorranno mantenere le linee di credito aperte favorendo il rapporto banca – impresa.

Va da sé che il passaggio obbligatorio a cui le imprese dovranno sottoporsi per essere “ bancabili ” è quello di valutare l’impatto dei fattori ESG anche in un’ottica di allocamento del capitale, al fine di poter definire i goals strategici dell’organizzazione volti a delineare la mission statement e la vision statement e poter illustrare al soggetto finanziatore le strategie aziendali in relazione al prestito, come prescritto dalle Linee Guida Eba.

L’attività di analisi dei temi sostenibili diviene efficace solo se realizzata tramite l’implementazione sistematica di una metodologia di valutazione e rendicontazione basata su indicatori specifici che trovano una sintesi nel concetto di rating ESG.

Preliminarmente, all’interlocutore di capitale va presentato il contesto nel quale l’azienda opera, va fornita un’esaustiva esposizione dell’organizzazione stessa che comprende le circostanze che hanno contribuito alla fondazione dell’azienda, al successivo sviluppo e alla crescita sulle sollecitazioni di espansione, con uno specifico approfondimento sui clienti e sulle relazioni con gli stessi.

L’Eba invita poi ad indagare e valutare le attività di finanziamento in funzione degli aspetti ambientali e/o sociali ed a giustificare i requisiti patrimoniali rispetto al rischio di credito, operativo e di mercato.

In particolare, con riferimento al rischio di credito si tratta di revisionare la funzione creditizia e la misurazione del rischio di credito con l’intento di orientare i flussi di capitale verso investimenti green al fine di ottenere una crescita sostenibile e inclusiva; per il rischio operativo l’obiettivo è quello di “managing financial risks stemming from climate change, resource depletion, environmental degradation and social issues”; per il rischio di mercato si tratta di individuare gli strumenti finanziari conformi rispetto alla dimensione ESG sino ad un aggiornamento della MIFID che tenga conto anche di tali fattori.

Secondo l’EBA si dovrà sviluppare un rapporto sull’inclusione dei rischi ESG nel processo di revisione e di valutazione prudenziale condotto dalle Autorità di Vigilanza presso le singole banche. In particolare, si tratterà di esplorare:

  • lo sviluppo di una definizione uniforme di rischi ESG che comprenda sia i “ physical risks ” sia i “ transition risks ”;
  • lo sviluppo di appropriati criteri quali-quantitativi per la valutazione dell’impatto dei rischi ESG sulla stabilità finanziaria di breve, medio e lungo periodo delle istituzioni finanziarie (a questo fine si considerano anche gli stress test per valutare l’impatto dei rischi ESG a fronte di scenari di differente severità);
  • gli accordi, i processi, i meccanismi e le strategie che devono essere implementate dalle istituzioni finanziarie per integrare nella pianificazione strategica un framework sulla sostenibilità;
  • i metodi di analisi e gli strumenti per valutare l’impatto del framework sulla sostenibilità adottato dalla banca nella Business Model Analysis , i rischi ESG sulle attività di prestito e finanziamento delle banche.

 

Il settore finanziario è dunque chiamato a svolgere un ruolo sempre più centrale nell’ambito della sostenibilità. Sul versante delle PMI diverrà fondamentale sviluppare la consapevolezza e stimolare le rendicontazioni strutturate e coerenti con gli standard internazionali, al fine di integrare i rischi ESG ai criteri di segmentazione della clientela ormai consolidati.

Seppure molte banche si stanno attrezzando per la raccolta dati sui fattori ESG definendo questionari da sottoporre alle aziende, sia durante la fase di erogazione che in fase di monitoraggio dei fidi, la raccolta potrebbe richiedere tempistiche molto lunghe nella creazione di una banca dati robusta e utilizzabile per le analisi statistiche.

Pertanto, l’unica strada alternativa è quella di rendicontare la sostenibilità aziendale per migliorare il proprio Rating ESG. A tal fine sarà necessario lavorare sui processi, affinché in fase di erogazione, monitoraggio e recupero del credito i profili ambientali, sociali e di governance vengano adeguatamente rappresentati sul piano quantitativo o almeno sulla esistenza o meno di determinati requisiti.

Portare le logiche ESG nei processi aziendali risponde a quanto richiesto dall’Autorità Bancaria Europea nelle sue linee guida sulla concessione ed il monitoraggio dei prestiti ed è funzionale ad accelerare la transizione verso un modello finanziario ed economico sostenibile.

Gli Istituti di credito ed in generale il settore finanziario sono chiamati a fare la loro parte per essere il motore di un cambiamento epocale della società e dell’economia.

Le aziende dovranno proiettarsi in modo efficace verso il futuro, affrontando le sfide del mercato in maniera più dinamica per essere sempre più competitive e poter controllare le conseguenze delle proprie attività, migliorare la comunicazione con gli investitori e le istituzioni finanziarie incrementando la loro fiducia, e avere facilitazioni nell’accesso al credito ottenendo finanziamenti a condizioni più favorevoli.

Del resto, già ora, appare in evidente crescita la diffusione della consapevolezza tra le imprese riguardo alla sostenibilità come un’opportunità . Non solo viene evidenziato il suo impatto positivo sulla reputazione e sull’accesso ai finanziamenti, ma anche sulla capacità di innovazione, la valorizzazione dei talenti e il controllo dei rischi. Si sottolinea che le imprese che abbracciano la sostenibilità rafforzano il loro marchio e la loro reputazione, un concetto compreso non solo dai dirigenti aziendali, ma anche dai dipendenti e dai collaboratori. Inoltre, si sottolinea che le imprese che intraprendono questo percorso beneficiano di strumenti finanziari dedicati, come i Green Bond, i Social Bond, gli SDG Bond o i mutui green.

La reputazione sul mercato finanziario sembra, pertanto, destinata ad assumere un ruolo sempre più centrale, oltretutto, orientandolo conformemente al disposto dell’art. 41 della Costituzione a valorizzare la dimensione sociale delle imprese, chiamate a tale scopo a garantire assetti organizzativi e standard minimi di qualità nell’ottica di impedire e/o limitare fenomeni corruttivi, di violazione dei diritti umani, di uso inappropriato delle risorse e di danneggiamento del paesaggio e dell’ambiente e di garantire per quanto possibile di conseguire il miglior risultato possibile nel rispetto di tempi e condizioni economiche relativamente alle obbligazioni di volta in volta contratte.

In conclusione, è possibile ritenere che il merito creditizio di un operatore economico d’ora in avanti è sempre più interconnesso con i criteri ESG, ciò impone a tutti gli attori protagonisti del mercato, professionisti compresi, uno sforzo culturale teso ad orientare sul versante della sostenibilità ogni futura attività.

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*A cura dell’Avv. Vincenzo Candido Renna, Partner 24 ORE e Avv. Laura Spano, Compliance and Sustainability Specialist

 
Fonte: Il Sole 24ORE

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