Cambia il concordato preventivo biennale per le partite Iva. Con l’accesso che diventerà possibile anche per ditte, professionisti e autonomi che non hanno raggiunto un voto a partire da 8 nelle pagelle fiscali e che, quindi, non sono nella lista degli affidabili. Una modifica che la commissione Finanze del Senato è pronta a mettere come condizione al Governo, e in particolare al viceministro dell’Economia Maurizio Leo, nel parere sullo schema di decreto attuativo della delega fiscale, che punta a introdurre il patto antievasione destinato alle partite Iva fino a 5,1 milioni di ricavi/compensi e per quelle in regime di flat tax (il forfettario).
Ma non è l’unica modifica che, entro domani giovedì 11 gennaio, i senatori chiederanno all’Esecutivo. Allo studio c’è l’ipotesi di introdurre una forbice del 10% alla proposta del Fisco sull’imponibile e quindi sulle imposte da pagare. «È una proposta razionale – spiega Massimo Garavaglia (Lega), presidente della commissione Finanze del Senato – perché una forbice del 10% serve a evitare di introdurre di fatto una minimum tax decisa dall’Agenzia». In questo caso, sarà la commissione al Senato se si tratterà di una condizione (quindi vincolante per il Governo) o di un’osservazione (con effetti di mera moral suasion): «Ne discuteremo con gli altri senatori della commissione per decidere come procedere – aggiunge Garavaglia – ma, in ogni caso, il Governo dovrà tener conto che il Parlamento è sovrano». Del resto la forbice si collega a un’altra proposta che arriverà dai commissari delle Finanze: quella di prendere in considerazione i dati Isa per il periodo d’imposta 2022 per favorire l’adesione all’istituto, così come chiesto anche dalla commissione della Camera nel parere (relatore Saverio Congedo di Fratelli d’Italia) approvato poco prima della pausa natalizia.
Resta sullo sfondo una tempistica troppo stretta – secondo quanto delineato dallo schema di decreto legislativo – per far decollare a pieni giri la macchina già dalla prossima estate. Per il 2024 (primo anno di applicazione) i termini sono rinviati di 30 giorni rispetto alle scadenze che saranno a regime dal 2025, ma il margine di manovra per i contribuenti e i professionisti che li assistono rischia di rivelarsi troppo risicato (si rinvia anche all’altro articolo in pagina): con una partita tra invio dei dati, risposta dell’Agenzia e decisione sul “prendere o lasciare” che per effetto anche dei fine settimana si concentrerà tra il 22 e il 31 luglio. Anche su questo versante Garavaglia ipotizza un ruolo di sprone del Parlamento sull’Esecutivo: «È necessaria una tempistica realistica per far funzionare il sistema e consentire ai contribuenti interessati di valutare la convenienza».
Un’istanza che il presidente della commissione Finanze del Senato ha raccolto anche dalle indicazioni arrivate dal mondo delle professioni e dalle associazioni di categoria dopo averli sollecitati a inviare una serie di memorie scritte. Memorie che, come nel caso del Consiglio nazionale dei commercialisti presieduto da Elbano de Nuccio, chiedono espressamente un rinvio dei termini per il 2024: spostare il termine di adesione al 15 ottobre, facendo in modo che la differenza dovuta in base ai maggior redditi o ai maggiori valori della produzione al centro dell’accordo con l’agenzia delle Entrate venga poi versata entro il secondo acconto in scadenza entro fine anno.
La modifica necessaria però sarà quella di rendere più fluida e meno vincolante la possibilità di “partecipare” al concordato preventivo. Perché, come spiega sempre Garavaglia, «nel decreto si prevede la chance solo per chi ha ottenuto un punteggio pari a 8, ma così si limita fortemente il campo di applicazione della misura e, per questo, il riferimento al voto degli Isa va completamente eliminato».
La parola ora passa al viceministro Leo, che aveva però già dato disponibilità a considerare e ad accogliere alcune delle proposte di correzioni arrivate da categorie e professionisti.
Fonte: Il Sole 24ORE