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Arriva il nuovo calendario. Precompilata anche in flat tax

Niente lettere del fisco ad agosto e dicembre. Scadenza unica per le dichiarazioni Slitta l’ok definitivo all’Irpef a tre aliquote.

La strada per il nuovo calendario fiscale è tracciata. L’ok definitivo al decreto adempimenti attuativo della delega fiscale riscrive l’agenda degli appuntamenti tributari nel tentativo di ridurre, o almeno riordinare, il ginepraio di 1.500 scadenze contate lo scorso anno. Ma anche per un allargamento della platea della dichiarazione dei redditi precompilata, che si estende alle persone fisiche con partita Iva e quindi guarda alla platea della flat tax (che a conti fatti supera i 2 milioni di contribuenti).

Il Consiglio dei ministri ha dato un via libera con poche modifiche rispetto al testo depositato in Parlamento per i pareri e su cui pure erano arrivate osservazioni non vincolanti. Approvato anche il testo finale del decreto internazionalizzazione con la modifica al regime impatriati per il rientro dei cervelli e in prima lettura il provvedimento di riforma dei giochi online (si veda pagina 5). Mentre slitta al Cdm del 28 dicembre il via libera definitivo al decreto Irpef, che porta da quattro a tre le aliquote per il 2024. «Si è preferito un rinvio di qualche giorno – ha spiegato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo – per consentire un coordinamento tecnico in coerenza con la legge di Bilancio in via di approvazione».

LA MAPPA DELLE SCADENZE

Nella manovra all’esame del Senato, infatti, sono state accolte le richieste delle Regioni a Statuto speciale (tranne Sicilia) e quelle delle Province autonome di Trento e Bolzano finalizzate al recupero delle risorse perse con l’effetto della rimodulazione degli scaglioni e delle aliquote Irpef, del taglio delle relative addizionali e la riduzione delle detrazioni.

Tornando al decreto sugli Adempimenti fiscali, i ritocchi sono stati per lo più formali con precisazioni relative ai provvedimenti attuativi e al rispetto delle regole privacy e Gdpr per la loro adozione, soprattutto laddove siano coinvolte le trasmissioni di dati.

Una delle principali novità riguarda il perimetro della dichiarazione precompilata che diventa più ampio e si estende anche ai contribuenti persone fisiche titolari di partite Iva. Sarà un debutto «sperimentale» dal 2024, ma l’impatto sarà soprattutto riferito agli oneri detraibili e deducibili già caricati dal Fisco. Per chi accetterà le spese, infatti, non scatteranno i controlli formali. È chiaro che, dal punto dei vista dei forfettari che hanno solo ricavi o compensi generati dalla loro partita Iva, questo rischia di non avere grande appeal, perché non possono appunto riportare detrazioni o deduzioni. Ma potrebbe, invece, rivelarsi una semplificazione per chi, oltre alla partita Iva in flat tax, ha un reddito da lavoro dipendente o uno da pensione.

Ma è sul calendario che il decreto Adempimenti tenta di giocare la carta della semplificazione. Anche se il riassetto delle scadenze è legato a doppio filo con l’altro decreto attuativo sul concordato preventivo, arrivato la scorsa settimana in Parlamento per i pareri. La pausa di agosto e dicembre negli invii di lettere di compliance e avvisi bonari per controlli automatizzati e formali delle dichiarazioni rappresenta una sorta di tregua per i mesi estivi e le festività natalizie. Inoltre la scadenza dell’invio delle dichiarazioni dei redditi viene unificata al 30 settembre.

Eppure ai sindacati dei commercialisti la riscrittura delle scadenze non convince. In un evento organizzato dalle sigle Anc, Adc, Andoc, Fiddoc e Unico, quasi in concomitanza temporale con l’approvazione definitiva del decreto delegato, sono state sollevate le criticità che la riforma comporta: «Se da una parte le scadenze legate alle esigenze dell’amministrazione finanziaria restano invariate – hanno sottolineato in una nota congiunta – ulteriori attività gravano invece sul già pesante carico di lavoro in capo ai commercialisti e ai loro studi». Un grido d’allarme raccolto anche dalla politica. Antonio Misiani (Pd) chiede che le critiche e le proposte dei commercialisti vengano ascoltate da governo e amministrazione finanziaria. Mario Turco (M5S) parla di un «nuovo calendario fiscale che risulta a dir poco insostenibile per professionisti e imprese».

Fonte: Il Sole 24ORE

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