Sanatoria crediti R&S, slitta al 30 luglio 2024 il termine per inviare la domanda di riversamento. Un emendamento al decreto Anticipi approvato in commissione Finanze al Senato dispone una nuova proroga della scadenza, già fissata al 30 giugno del prossimo anno, per riversare senza sanzioni e interessi i crediti di imposta R&S indebitamente compensati. Prevista anche la facoltà di revocare domande di riversamento già presentate purché non siano ancora state pagate le somme dovute.
Nel complicato quadro accertativo dei crediti ricerca e sviluppo maturati sino al 2019, le imprese avranno a disposizione un ulteriore mese di tempo per verificare l’opportunità di avvalersi della sanatoria prevista dal Dl 146/2021. L’articolo 5 del Dl 145/2023 ha prorogato dal 30 novembre 2023 al 30 giugno 2024 il termine per la presentazione dell’istanza telematica di riversamento, fissando al 16 dicembre 2024 la data per effettuare il pagamento dell’intero importo o della prima delle tre rate annuali. L’emendamento approvato venerdì al Senato porta al 30 luglio 2024 la data per la presentazione della domanda, invariate le scadenze di versamento.
L’allungamento del periodo a disposizione dei contribuenti appare opportuno tenendo conto che, nella generalità dei casi, la decisione dipenderà dalla possibilità di ottenere, da uno degli enti previsti dal Dl 73/2022 e dal Dpcm 15 settembre 2023, la certificazione della conformità delle attività svolte, che preclude, in assenza di verbali di constatazione già notificati, ogni accertamento da parte delle Entrate.
Le procedure per il rilascio delle certificazioni sono ancora in alto mare, dato che si attende il decreto direttoriale del Mimit (da emanare entro 90 giorni dall’entrata in vigore del Dpcm e dunque entro il 17 febbraio 2024) che dovrà fissare termini e modalità per le domande di iscrizione all’albo. Entro il prossimo 31 dicembre, inoltre, il Mimit dovrà dettare le linee guida per la corretta applicazione delle disposizioni sul credito R&S e fissare gli schemi di certificazione da utilizzare da parte degli enti abilitati.
Anche le imprese che hanno ricevuto in questi mesi contestazioni circa la spettanza del credito, e per le quali, come detto, la futura certificazione non avrà effetti preclusivi degli atti impositivi, sono interessate ad assumere le decisioni sul riversamento dopo aver verificato la potenziale attestazione sulla regolarità delle loro attività di R&S. Una simile certificazione “pro-forma”, infatti, anche se inefficace giuridicamente, potrebbe influenzare favorevolmente l’esito di un eventuale contenzioso.
Un secondo emendamento al decreto Anticipi stabilisce la possibilità di revocare, entro il 30 giugno 2024, le domande di riversamento già presentate, purché non si sia ancora effettuato il pagamento dell’importo dovuto o della prima rata. Resta comunque ferma, anche in caso di revoca, la proroga di un anno per la notifica degli atti impositivi prevista dal Dl 146/2021.
Fonte: Il Sole 24ORE