Cerca
Close this search box.

Database connessi e notifiche online per accelerare l’antievasione

Il decreto legislativo, approvato oggi dal consiglio dei ministri, implementa tecnologia per riscossione e lotta all'evasione fiscale.

La riforma dell’accertamento scritta nel decreto legislativo che oggi otterrà il primo via libera dal consiglio dei ministri prima dell’invio alle commissioni parlamentari per i pareri introduce una robusta iniezione di tecnologia nella riscossione e nella lotta all’evasione. Il Fisco digitale non è ovviamente all’anno zero, ma l’ambizione evidente nel decreto attuativo della delega è quella di mettere a sistema gli strumenti che hanno debuttato nel passato recente e di fare sostanziali passi in avanti con l’utilizzo di intelligenza artificiale, machine learning e text mining; in pratica l’amministrazione finanziaria prova a percorrere le ultime frontiere della tecnologia, anche generativa, per arruolarne gli strumenti sia nella prevenzione dell’evasione, vero focus della strategia alla base della riforma, sia nel contrasto che deve scattare quando la fuga dalle tasse si è già verificata.

Sul piano logico, la prima mossa investe le notifiche, di cui si prevede la digitalizzazione in via generalizzata. Dall’inizio del 2024, quando dovrebbe entrare in vigore il decreto dopo i pareri del Parlamento e l’esame finale in consiglio dei ministri, il Fisco potrà trasmettere via Posta elettronica certificata «tutti gli atti, i provvedimenti, gli avvisi e le comunicazioni» ai domicili digitali riportati negli indici dedicati alle Pa (Ipa), a imprese e professionisti (Ini-Pec) o ai domicili digitali speciali scelti dai singoli contribuenti. Il meccanismo investe ovviamente anche le cartelle, e non è un dettaglio perché tra i principali effetti della notifica digitale c’è l’accelerazione del calendario dei termini per versamenti, impugnazioni e decadenza: il contatore partirà infatti «nel momento in cui il gestore della casella di posta elettronica certificata o del servizio di recapito certificato qualificato trasmette la ricevuta di accettazione con la relativa attestazione temporale che certifica l’avvenuta spedizione del messaggio».

Il canale digitale delle notifiche, che prova a rendere strutturali le sperimentazioni avviate a più riprese in questi anni, è però solo uno dei versanti in cui si esercitano gli obiettivi di innovazione portati dalla delega. Che prospetta un’accelerazione forte nell’interoperabilità completa delle banche dati, eterna promessa della lotta telematica all’evasione fin qui realizzata solo a singhiozzo. Sul punto il decreto propone due mosse. Prima di tutto allinea le possibilità offerte all’agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza, prospettando per entrambe un pieno dialogo fra le banche dati con le informazioni rilevanti per la lotta al sommerso. E poi fa entrare direttamente nel novero dei database utilizzabili per l’analisi del rischio anche i database delle fatture elettroniche e l’archivio dei rapporti finanziari. I conti correnti insomma non sono solo al centro dell’attenzione della legge di bilancio, che prospetta un’accelerazione netta dei pignoramenti a carico degli evasori sempre tramite l’utilizzo della leva degli scambi automatici di informazioni, ma rappresentano uno dei pilastri anche nella lotta più generale al sommerso fiscale.

In quest’ottica l’attuazione della delega si intreccia con gli obiettivi del Pnrr, che proprio sull’analisi preventiva del rischio chiede di puntare per ridurre in modo strutturale la propensione all’evasione misurata dal cosiddetto tax gap. Di qui l’idea di mandare davvero a regime lo scambio di informazioni fra le diverse banche dati con le informazioni rilevanti nella convinzione, espressa dalla relazione illustrativa al nuovo decreto, che i pericoli maggiori per i contribuenti non derivi dalla quantità di dati a disposizione dell’amministrazione finanziaria, ma dalla «loro incompletezza e dalla visione “parziale” che ne deriva».

Su questa base informativa si potranno esercitare anche i sistemi che evolvono con l’analisi dei dati (machine learning) e l’intelligenza artificiale, anche con l’obiettivo di indicare in modo “millimetrico” i redditi degli autonomi a cui sarà proposto il concordato preventivo: obiettivo che nei prossimi mesi affronterà la prima prova effettiva sul campo.

Fonte: Il Sole 24Ore

Condividi questo articolo

Notizie correlate

Desideri maggiori informazioni su bandi, finanziamenti e incentivi per la tua attività?

Parla con un esperto LHEVO

business accelerator