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Report di sostenibilità, per le imprese la sfida della revisione completa

Gli articoli in questa pagina affrontano alcuni temi trattati nella sessione di Master Telefisco del 18 ottobre.

Gli articoli in questa pagina affrontano alcuni temi trattati nella sessione di Master Telefisco del 18 ottobre.

La direttiva europea sul report di sostenibilità (Csrd) prevede l’aggiornamento della normativa entrata in vigore in Italia con il Dlgs 254/2016. Il riferimento al concetto di catena di fornitura (supply chain) porta “di fatto” le Pmi, ancorché non obbligate alla rendicontazione, a confrontarsi, nel rispetto del principio di proporzionalità, con richieste di “misurazione” provenienti da organizzazioni presenti a monte e a valle della filiera.

Il focus sulla catena di fornitura è contenuto inoltre nella proposta di Corporate sustainability due diligence directive (Csddd) che, al fine di limitare i danni arrecati all’ambiente e ai diritti umani, richiederà agli amministratori maggiore trasparenza sui processi delle imprese, con attenzione alla filiera di appartenenza. Ciò porterà a un affinamento delle procedure di selezione dei soggetti con cui le imprese entreranno in rapporti commerciali.

Anche il mondo finanziario, tenuto a mappare la sostenibilità delle imprese presenti nel proprio portafoglio clienti, spinge per ottenere informazioni affidabili sulla loro progettualità sostenibile.

L’anima di questi provvedimenti è da ricercarsi nella necessità di legare la generazione di valore nel lungo periodo (determinata con approccio forward-looking) allo sviluppo di processi – assetti – adeguati e responsabili, in grado di essere misurati con standard confrontabili (standard europei di rendicontazione di sostenibilità – Esrs), per supportare le scelte strategiche degli imprenditori verso la continuità delle attività d’impresa.

Affidabilità delle informazioni

La Csrd, che sarà adottata dai Paesi Ue entro il 6 luglio 2024, prevede l’inclusione delle informazioni di sostenibilità nella relazione sulla gestione, con trasmissione in formato Xbrl. Il revisore sarà chiamato a esprimersi su questa informativa, con graduale passaggio da una revisione limitata (“limited assurance”) a una completa (“reasonable assurance”), come previsto oggi per il bilancio d’esercizio.

Opportunità e sinergie

La sfida per i professionisti e le imprese è andare oltre la compliance, pianificando e sviluppando le attività d’impresa e la rendicontazione di impatti, rischi e opportunità connessi, senza cadere nella trappola del “green washing” o del “social washing”, cioè la diffusione di notizie non veritiere. L’evoluzione prospettata per le imprese rappresenta indubbiamente un’opportunità per le diverse categorie professionali che possono vivere da protagoniste questo momento di cambiamento, attraverso un necessario ampliamento delle competenze e la costruzione di fruttuose sinergie.

Domande & Risposte
Pubblichiamo le risposte ad alcuni dei quesiti posti dai partecipanti nel corso della sessione di Master Telefisco del 18 ottobre.
A cura di Paola Zambon e Sara Pelucchi
1. Una società che ancora non applica gli standard Ias/Ifrs può applicare gli Ifrs S?
Secondo le previsioni dell’Ifrs S1, paragrafo 8, società che predispongono il bilancio usando differenti standard rispetto ai principi contabili internazionali possono sin da subito utilizzare gli Ifrs sulla sostenibilità.
2. Per predisporre il rendiconto sulla sostenibilità sono previsti dei modelli da utilizzare secondo il settore di attività?
Sia i Sasb che i Gri prevedono specifici modelli o standard di settore per agevolare la predisposizione del report. Gli Ifrs S li prevedono con riferimento al clima, contemplato dall’Ifrs S2, mentre siamo in attesa di quelli degli Esrs. Gli altri standard, tranne alcune minime eccezioni, non li prevedono.
3. Quali gli standard storicamente utilizzati per la rendicontazione di sostenibilità?
Gli standard più utilizzati a livello globale sono gli standard Gri, predisposti per analizzare gli impatti attuali e potenziali, positivi e negativi, derivanti dall’attività di impresa sull’ambiente e sui diritti umani, secondo un approccio di materialità di impatto (approccio inside-out). Sono invece orientati alla definizione della materialità finanziaria (approccio outside-in) gli standard Issb.

Fonte: Il Sole 24Ore

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