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Commercialisti, l’intelligenza artificiale apre nuovi scenari e spinge le aggregazioni

L’intelligenza artificiale modificherà il modo si lavorare dei commercialisti. Ma non bisogna averne paura.

L’intelligenza artificiale modificherà il modo si lavorare dei commercialisti. Ma non bisogna averne paura. Ne è convinto Fabrizio Escheri, consigliere Cndcec delegato all’area innovazione, diglitalizzazione degli studi professionali e delle imprese. «Questa tecnologia non può sostituire il professionista umano – dichiara Escheri – non dobbiamo competere con la macchina, che è uno strumento potentissimo e potrà rendere più efficiente il nostro lavoro così da consentirci di essere più umani, di sviluppare quella parte di relazione con il cliente, di empatia, di intelligenza emotiva che sono caratteristiche essenziali del lavoro professionale». C’è ovviamente il tema dei dati sensibili che passano nelle mani dei commercialisti: «la regolamentazione e la trasparenza nell’utilizzo dell’IA – spiega Escheri – è un tema essenziale su cui si sta lavorando a livello istituzionale e vorremmo affiancare anche una autoregolamentazione nella categoria».

Il tema dell’IA è apparso prepotentemente sulle scene da meno di un anno, ed è guardata con interesse e con sospetto dal mondo del lavoro nel suo complesso, e anche dalle professioni che svolgono un lavoro intellettuale. Non è un caso che il Congresso dei commercialisti, che si conclude oggi a Torino, abbia dedicato a questo tema una tavola rotonda. «Le professioni – ha ricordato il ministro del Lavoro Marina Calderone, intervenuta in collegamento – sono da sempre driver dell’innovazione; guardare all’IA vuol dire guardare come si possono configurare nuovi percorsi di lavoro e bisogna chiedersi come la prestazione professionale possa migliorarsi grazie alla tecnologia».

Per l’onorevole Marta Schifone, capogruppo in commissione lavoro alla Camera ci saranno dei processi automatizzabili e fronte di nuovi processi che si apriranno. La politica sta monitorando il fenomeno. «Abbiamo attivato il canale dell’indagine conoscitiva – racconta Schifone – siamo in una fase di ascolto per capire come muoverci, come normare e governare questa nuova realtà».

Secondo gli esperti che si sono confrontati sul palco l’IA di ultima generazione – perché l’IA viene utilizzata già per gli spam, per fare le foto con i cellulari, o ancora per il navigatore – può essere vista come un tirocinante molto sveglio che però deve essere addestrato e soprattutto è fondamentale sapergli porre le domande giuste. Probabilmente l’ingresso dell’IA negli studi professionali sarà un ulteriore stimolo a fare rete, dati gli alti investimenti, e anche le nuove competenze, che questa tecnologia richiede.

Fare rete è un’altra leva su cui vuole puntare il Cndcec, che sta lavorando a un nuovo sito; nella prima fase il sito servirà proprio a fare rete tra gli Ordini territoriali attraverso una piattaforma che offrirà una serie di servizi. In una seconda fase, la piattaforma sarà aperta anche ai singoli iscritti.

Fonte: Il Sole 24Ore

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