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Flat tax incrementale, decisive le imposte locali

Con l’ultimo trimestre dell’anno molti professionisti dovranno verificare se ci siano chance di beneficiare della flat tax incrementale.

Con l’ultimo trimestre dell’anno per molti professionisti e imprese arriva il momento di verificare se ci siano chance di beneficiare della flat tax incrementale, il regime agevolato introdotto dalla legge 197/2022 (articolo 1, commi 55-57) che permette di ridurre significativamente il carico impositivo per il 2023.

Il risparmio fiscale massimo è di circa 12mila euro: questa è infatti la riduzione di imposta per un contribuente con reddito superiore a 50mila euro che beneficia, fino a 40mila euro, dell’imposta sostitutiva del 15% in luogo dell’Irpef al 43% e delle addizionali.

Il risparmio di imposta è modulare e dipende dalla tassazione locale: così, se un residente a Firenze con un reddito oltre 50mila euro risparmia al massimo 11.972 euro in quanto ha una tassazione locale marginale dell’1,93% (1,73% regionale e 0,2% comunale), per un residente a Torino il risparmio della flat tax incrementale può arrivare a 13.012 euro proprio perché maggiore è la fiscalità locale (3,33% regionale e 1,2% comunale).

Regole composite

L’agevolazione rileva solo per il 2023 ai fini fiscali ma non contributivi; si rivolge a imprenditori e professionisti individuali (con esclusione di forfettari e minimi); e permette di optare per l’applicazione di un’imposta sostitutiva del 15% su una base imponibile, non superiore a 40mila euro, che è pari alla differenza tra il reddito di impresa e lavoro autonomo del 2023 e il corrispondente maggior reddito dichiarato negli anni 2020, 2021 e 2022, ulteriormente ridotta del 5% del maggior reddito del triennio.

Se in un periodo di imposta il contribuente ha registrato una perdita fiscale, si assumerà il valore zero per tale annualità; e se la perdita è riportata a nuovo, per le annualità successive rileva il reddito dichiarato al netto delle perdite dedotte.

Non è richiesto che l’imprenditore o il professionista fosse già in attività nel 2020: l’agevolazione si applica anche a chi ha iniziato successivamente ma, in caso di avvio in corso d’anno, il reddito va ricalcolato su base annuale secondo i giorni di attività.

Beneficiari ed esclusi

Non può accedere all’imposta sostitutiva chi ha iniziato nel 2023 (circolare 18/E/2023, paragrafo 2) e, di fatto, chi ha iniziato l’attività a partire dal 2 gennaio 2022, perché secondo l’Agenzia occorre averla svolta per almeno un’intera annualità nel triennio di riferimento.

Possono inoltre beneficiare della flat tax incrementale, al ricorrere dei requisiti, anche l’impresa familiare e l’azienda coniugale, ma limitatamente ai redditi prodotti dal titolare (circolare 18/E/2023).

Sono invece esclusi dalla flat tax incrementale i forfettari (e minimi); possono tuttavia accedere i forfettari che escono dal regime nel 2023, ad esempio in caso di superamento dei 100mila euro di ricavi/compensi.

Come è ormai consueto in tema di imposte sostitutive, l’importo soggetto alla tassazione agevolata al 15% rileva – al pari del reddito imponibile Irpef – ai fini del riconoscimento della spettanza o per la determinazione di deduzioni, detrazioni o benefici, anche di natura non tributaria.

Il caso degli impatriati

L’applicazione della flat tax è facoltativa: il contribuente che beneficia di rilevanti deduzioni/detrazioni e ha un’Irpef incapiente potrà valutare di applicare il regime ordinario.

Normativa e prassi non trattano il caso di imprenditori e professionisti impatriati (inclusi ricercatori e professori): in assenza di preclusioni, si ritiene che l’agevolazione sia applicabile anche in questo caso.

Resta da chiedersi come operi il plafond di 40mila euro per gli impatriati. Si pensi a un professionista con maggior reddito di 100mila euro che, grazie alla riduzione del 70%, scende a 30.000 euro. Considerato che la norma richiama la “base imponibile”, si ritiene che l’imposta sostitutiva vada applicata sull’intero importo di 30mila euro, con l’ulteriore vantaggio che la ridotta tassazione sui 30mila euro non dovrebbe concorrere al limite de minimis.

Gli esempi
Avvio 2021 in corso d’anno
Un professionista ha iniziato l’attività il 1° luglio 2021 e ha registrato un reddito professionale di 40mila euro nel 2021, 60mila nel 2022 e 100mila nel 2023.Nel 2021 l’attività è iniziata in corso d’anno e occorre quindi operare il ragguaglio ad anno: 40.000 x 365 / 184 giorni = 79.348, che risulta pertanto il reddito più elevato. Il reddito 2023 ha superato il reddito 2021 di 20.652 euro.La flat tax incrementale si applica sulla differenza al netto della franchigia del 5% calcolata sul reddito 2021: 79.348 x 5% = 3.967. Il reddito incrementale da tassare al 15% sarà pertanto 16.685 euro, con imposta sostitutiva di 2.503.

Autonomo e associato
Un professionista ha partita Iva individuale ed è associato di studio professionale. Il reddito dichiarato è stato: nel 2020, 30mila partita Iva individuale, 100mila associato; nel 2021, 40mila e 90mila; nel 2022, 50mila e 80mila. Nel 2023 il reddito di lavoro autonomo esercitato individualmente sale a 60mila; quello associato scende a 70mila.Per la flat tax incrementale rileva soltanto il reddito in forma individuale: il reddito assoggettato al 15% sarà in questo caso pari all’incremento del reddito di 10mila euro decurtato del 5% del maggior reddito del triennio (50.000 x 5%). Il reddito di 7.500 euro sarà assoggettato a imposta sostitutiva di 1.125 euro, con conseguente risparmio Irpef di 2.100 euro oltre addizionali.

Fonte: Il Sole 24Ore

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