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Con il taglio del cuneo contributivo a ottobre retribuzioni più alte di 100 euro

Il 57% della platea interessata benficerà di importi superiori a 100 euro: a ottobre il taglio al cuneo contributivo.

A ottobre il taglio al cuneo contributivo, rafforzato dal governo Meloni fino a sette punti (in meno), farà crescere, in media, le buste paga di 98 euro, con più della metà della platea interessata dalla misura (circa il 57%) che beneficerebbe di importi superiori ai 100 euro. Considerando invece solo i lavoratori full time e full month, l’ammontare dello sgravio arriverebbe a 123 euro. Meno del 2% dei beneficiari riceverebbe esoneri minori di 80 euro mentre circa il 90% avrebbe un lordo in busta paga superiore di 100 euro; importi superiori a 125 euro raggiungerebbero una platea di lavoratori pari al 48%, e l’8% avrebbe addirittura quote superiori a 150 euro.

Ebbene, «sulla base di queste previsioni considerando un imponibile medio dei beneficiari di 1.500 euro, l’esonero può rappresentare un aumento cospicuo delle retribuzioni», scrive l’Inps nel suo rapporto annuale presentato alla Camera, nel quale fornisce un primo quadro degli effetti sulle retribuzioni dell’esonero contributivo, introdotto dai governi precedenti, e rafforzato dall’attuale esecutivo, che ha previsto, da luglio, uno sgravio del 7% per i lavoratori con un imponibile pensionistico mensile fino a 1.923 euro mensili (25mila euro su base annua) e del 6% per i lavoratori con un imponibile pensionistico mensile fra 1.923 euro e 2.692 euro (35mila euro su base annua).

L’attuale intervento, ha proseguito l’Inps, coinvolge una platea complessiva di 14 milioni di lavoratori dipendenti (circa 11 milioni di lavoratori al mese). Nel 2022, quindi con un taglio ridotto del 2% dei contributi, il beneficio lordo in busta paga è stato tra i 30 e i 40 euro mensili medi per una spesa totale annua di 2,5 miliardi.

La misura, nell’attuale versione rafforzata, è in scadenza a dicembre, ma con ogni probabilità verrà rinnovata anche nel 2024 nella prossima legge di Bilancio (sono necessari tra i 9 e i 10 miliardi).

Per la maggioranza la proroga del taglio al cuneo contributivo è quanto mai necessaria, in un momento di forte sofferenza dei salari e di caro prezzi. «L’Inps conferma quanto è stato fatto dall’esecutivo in questi mesi con l’introduzione, nel DL lavoro, dello sgravio contributivo portando sino al 7% il taglio dei contributi a carico del dipendente in busta paga – ha sottolineato Paola Mancini (FdI), componente della commissione Lavoro del Senato -. Un taglio che garantisce un aumento importante per i redditi sino a 35mila euro che supera spesso i 100 euro mensili. Misura oggi in vigore fino a fine anno che il governo punta a rendere stabile e quindi a prevedere anche nella legge di bilancio 2024. Ossigeno per i lavoratori, che contemporaneamente, aumentando il loro potere di spesa, sostiene i consumi e i livelli produttivi».

Nella relazione dell’Inps viene evidenziato, inoltre, allargando lo sguardo sul mercato del lavoro, come gli attuali incentivi assunzionali previsti (in primis giovani, donne, Sud) abbiamo influito positivamente sui nuovi inserimenti o stabilizzazioni. Un po’ meno sull’aumento delle retribuzioni. Il numero di contratti di lavoro incentivati è aumentato del 118% dal 2020 al 2022, passando da 1 a 2,2 milioni, e i fondi dedicati per i lavoratori dipendenti sono aumentati del 129%, da 3,24 a 7,45 miliardi. Il totale di assunzioni e variazioni contrattuali è anch’esso aumentato da 6,4 a 8,9 milioni. Decontribuzione Sud (54%), esonero giovani (6,8%), incentivo donna (4,5%) e apprendistato (23,5%) rappresentano più del 96% dei rapporti incentivati. Alcuni di questi incentivi sono in scadenza a fine anno. Anche qui il governo sembra intenzionato a prorogarli nel 2024 nella prossima legge di Bilancio. Anche per non spiazzare le politiche assunzionali delle aziende.

Fonte: Il Sole 24Ore

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