L’arrivo della nuova disciplina sulle società non operative, che intende colpire in modo netto tutte e soltanto le strutture utilizzate come schermo di beni personali, è l’occasione per ripensare alle strategie di intestazione di taluni beni di investimento. Le penalizzazioni per gli enti di comodo, fino a oggi previste in modo indifferenziato a prescindere dal reale scopo della società, hanno, da un lato, finito per colpire imprese che svolgono reale attività commerciale e, dall’altro, lasciato indenni talune società immobiliari che, oltre al reale sfruttamento economico dei fabbricati, vengono impiegate per intestare abitazioni e altri beni personali dei soci.
Lo scenario dovrebbe mutare radicalmente dopo la riforma ed è dunque opportuno valutare l’opportunità di far uscire dal patrimonio aziendale tutti questi beni, avvalendosi delle norme agevolative introdotte dalla legge di bilancio 2023 e in scadenza il prossimo 30 settembre.
Per le società con patrimonio immobiliare “misto”, cioè in parte realmente affittato secondo regole di mercato, e in parte tenuto nella disponibilità dei soci (eventualmente con “finte” locazioni a canoni spesso irrisori), si può pensare di dar corso all’assegnazione ai soci di uno o più di questi fabbricati, versando un’imposta sostitutiva dell’8% (10,5% per chi era di comodo) sulle plusvalenze. Plusvalenze che, ed è questa la maggiore agevolazione della norma, possono determinarsi, non già applicando i valori di mercato, bensì quelli cosiddetti “catastali” che sono largamente inferiori ai primi. Il trasferimento dei beni sconta inoltre la tassa di registro ridotta alla metà.
L’assegnazione, costituendo civilisticamente una distribuzione di riserve o di capitale al socio, potrebbe comportare un ulteriore onere dato dalla imposizione dei dividendi, da valutare caso per caso. In alternativa, potrà valutarsi la cessione agevolata (che non richiede il rispetto di talune regole civilistiche previste per l’assegnazione), soprattutto nei casi in cui siano presenti finanziamenti dei soci che possono essere rimborsati per chiudere il cerchio del movimento di denaro generato dal pagamento del prezzo.
La soluzione più drastica, per le società di gestione immobiliare (sia se imprenditorialmente genuine sia se sono delle strutture schermo), è quella di trasformarle in società semplici con il pagamento delle stesse imposte agevolate (8% sulle plusvalenze calcolate in base ai valori catastali). Ciò consente di abbandonare il regime di impresa, e così bilanci, contabilità e Iva e di uscire definitivamente dal regime delle società non operative, vecchie o nuove.
Fonte: Il Sole 24Ore