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Il Decreto lavoro 2023 è legge: ecco i 20 punti più importanti

Tutte le principali novità del decreto Lavoro: assegno unico, offerta di lavoro «congrua», contratti a termine e lavoro agile.

Novità anche su assegno unico, offerta di lavoro «congrua», contratti a termine e lavoro agile

Dall’addio al Rdc che verrà sostituito con l’Assegno di inclusione al lavoro agile la cui normativa di miglior favore viene estesa oltre il 30 giugno.

E ancora il rafforzamento del taglio al cuneo a vantaggio dei lavoratori, lo smantellamento del decreto Dignità, sui contratti a termine, e del decreto Trasparenza, sugli adempimenti in capo alle imprese.

Ecco in 20 voci tutte le principali novità del decreto Lavoro che ha ottenuto il via libera definitivo della Camera (154 sì, 84 no e 12 astenuti).

Addio al Rdc, arriva l’Assegno di inclusione

Addio reddito di cittadinanza, da gennaio arriva l’Assegno di inclusione, di cui potranno beneficiare i nuclei con disabili, minori, over 60, e dopo le modifiche del Senato, anche i componenti svantaggiati inseriti in programmi di cura e assistenza certificati dalla Pa.

L’importo è fino a 6mila euro l’anno, 500 al mese, più un contributo affitto (per le locazioni regolari) di 3.360 euro l’anno, 280 al mese.

Se il nucleo è costituito da tutte persone almeno 67enni o disabili gravi l’importo mensile è di 630 euro (7.560 l’anno) più 150 euro di contributo d’affitto (1.800 l’anno). Un’altra novità introdotta al Senato è che i soldi della Carta d’inclusione non potranno essere utilizzati per giochi che prevedono vincite in denaro o altre utilità ma per l’acquisto di sigarette, anche elettroniche, di derivati del fumo, di giochi pirotecnici e di prodotti alcolici. La misura è erogata per 18 mesi.

Poi dopo un mese di stop è rinnovata per periodi ulteriori di 12 mesi. I richiedenti devono essere residenti in Italia da almeno cinque anni, avere un Isee di 9.360 euro, e un reddito familiare inferiore a 6.000 annui moltiplicati per la scala di equivalenza, un valore del patrimonio immobiliare, come definito ai fini Isee, diverso dalla casa di abitazione di valore ai fini Imu non superiore a euro 150mila, non superiore ad euro 30.000, e non si devono possedere navi, imbarcazioni, autoveicoli di cilindrata superiore a 1600 cc. o motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc.

Dopo la correzione del Senato c’è una novità per le donne vittime di violenza: la norma permetterà loro di costituire nucleo familiare indipendente da quello del marito anche ai fini Isee per l’accesso all’Assegno di inclusione. Inoltre, queste donne potranno avvalersi di percorsi di inclusione personalizzati.

L’Assegno di inclusione si richiede on line all’Inps. Per dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, scatta la reclusione da 2 a 6 anni.

Offerta di lavoro “congrua”

Un’altra novità contenuta nel provvedimento è nella nuova definizione dell’offerta di lavoro che, se rifiutata, fa perdere il sussidio. Il componente del nucleo familiare beneficiario dell’assegno di inclusione, attivabile al lavoro, è tenuto ad accettare in tutta Italia un rapporto a tempo indeterminato o a termine di durata oltre i 12 mesi; un lavoro a tempo pieno o a tempo parziale non inferiore al 60 per cento dell’orario a tempo pieno; quando la retribuzione non è inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi.

Se il contratto offerto è a tempo determinato, anche in somministrazione, il luogo di lavoro non deve distare più di 80 km dal domicilio del soggetto o sia raggiungibile in non oltre 120 minuti con i mezzi di trasporto pubblico.

Inoltre, sempre dopo un correttivo al Senato, si prevede che in caso di nuclei familiari con figli under-14 l’obbligo di accettare il contratto (anche a tempo indeterminato) scatta solo entro una distanza lavoro-domicilio di 80 Km o entro un limite temporale di 120 minuti con i mezzi di trasporto pubblico.

Cambia la scala di equivalenza

Per evitare che l’estensione dell’assegno di inclusione agli svantaggiati presi in cura dai servizi socio-sanitari-territoriali penalizzi l’integrazione ai disabili cambia ancora la scala di equivalenza sulla quale sono parametrati il requisito reddituale per accedere all’Assegno di inclusione e l’ammontare finale dell’aiuto.

In pratica, si tratta di un “punteggio” associato a ciascun componente del nucleo familiare, che fa crescere la soglia di reddito ammessa o il valore del beneficio quanto più è numerosa la famiglia o più critica è la sua situazione.

Nell’ultima versione, acquista un peso più rilevante la presenza di un ulteriore componente con disabilità o non autosufficiente (che “vale” da solo 0,5 punti). Mentre si aumenta dello 0,2 per ciascun altro componente adulto in condizione di grade disagio bio-psico-sociale e inserito in programmi di cura e di assistenza certificati dalla Pa.

La soglia dell’Isee familiare per accedere al sussidio resta di 9.360 euro (in linea con quella del reddito di cittadinanza).

Incentivi per chi assume percettori dell’Assegno e Neet

Ai datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato (incluso l’apprendistato) i beneficiari del nuovo assegno di inclusione è riconosciuto un esonero contributivo del 100%, fino cioè a 8mila euro l’anno, per 12 mesi. L’esonero sale a 24 mesi in caso di trasformazione di un contratto a termine.

In caso invece di assunzione con contratto a tempo determinato o stagionale è riconosciuto uno sgravio del 50%, fino a un massimo di 4mila euro l’anno, per 12 mesi e comunque non oltre la durata del rapporto di lavoro.Un altro incentivo è previsto anche per le nuove assunzioni, dal 1° giugno a fine anno, di giovani con meno di 30 anni Neet, ovvero che non lavorano e non sono inseriti in corsi di studi o di formazione, registrati al programma “Iniziativa Occupazione Giovani”, pari al 60% della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali per 12 mesi.

Questo incentivo è cumulabile con altri incentivi. In caso di cumulo, l’incentivo Neet è riconosciuto nella misura del 20% della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali per ogni lavoratore Neet assunto.

Supporto per la formazione e il lavoro

Dal 1° settembre debutta il Supporto per la formazione e il lavoro, quale misura di attivazione al lavoro, mediante la partecipazione a progetti formativi e di accompagnamento al lavoro, o comunque di politica attiva.

La misura è utilizzabile dai componenti dei nuclei familiari, di età compresa tra 18 e 59 anni in condizioni di povertà assoluta, con un valore Isee, in corso di validità, non superiore a euro 6.000 annui, che non hanno i requisiti per accedere all’assegno di inclusione.

La richiesta avviene on line, e il richiedente è convocato presso il servizio per il lavoro competente, per la stipula del patto di servizio personalizzato, dopo la sottoscrizione del patto di attivazione digitale.

Dopo di che, sempre attraverso la piattaforma, l’interessato può ricevere offerte di lavoro o essere inserito in specifici progetti di formazione. Si prevede un beneficio economico di 350 euro al mese per tutta la durata della misura, entro un limite massimo di dodici mensilità. La somma è erogata da Inps mediante bonifico mensile.

Scuola-lavoro, più tutele e indennizzi

Il governo prova a rilanciare i percorsi di scuola lavoro. Partiamo dalle misure per qualificare e rendere più sicura la scuola-lavoro, oggi parte integrante del percorso di studio negli ultimi tre anni delle superiori, con almeno 210 ore negli istituti professionali, 150 nei tecnici e 90 nei licei.

La misura, resa obbligatoria con il governo Renzi, è stata poi smontata dagli esecutivi Conte (e i fondi dagli originari 100 milioni l’anno sono stati più che dimezzati). Facendo seguito alle richieste emerse dai tavoli di confronto svolti nei mesi scorsi con sindacati, scuole e stakeholders, il ministro Valditara punta a rendere i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto, l’ex alternanza) i più sicuri possibili.

Ad esempio, prevedendo che le aziende compilino una specifica sezione nel Dvr – il Documento di valutazione dei rischi – se vogliono accogliere gli alunni on the job. Ciò al fine di garantire ai ragazzi (l’alternanza interessa circa 1,4 milioni di studenti) luoghi adatti e sicuri per svolgere le ore previste di formazione pratica (l’alternanza è scuola e lo studente non svolge un lavoro, ma un’attività assimilabile).

Si punta anche a individuare un docente coordinatore della progettazione del percorso, che segua cioè passo passo i ragazzi nelle ore “on the job”. Anche qui lo spirito del governo è avere veri percorsi di scuola-lavoro e costantemente monitorati.

Al tempo stesso nascerà una piattaforma centralizzata e gestita dal ministero dell’Istruzione e del merito che assicuri l’interoperabilità tra i registri che si occupano di Pcto.In arrivo infine un Fondo per indennizzare i decessi nei percorsi “on the job”.

Il Fondo per il 2023 sarà di 10 milioni e coprirà gli eventi occorsi dal 1° gennaio 2018, data di entrata in vigore delle regole per l’alternanza. Due, invece, i milioni destinati al Fondo per ciascun anno a partire dal 2024.

A essere assicurati saranno gli studenti di ogni ordine e grado, anche privati, compresi quelli impegnati in percorsi di istruzione e formazione professionale, e le università. Secondo la bozza di relazione tecnica nel 2021 ci sono state 256 denunce di infortunio di alunni “on the job”, poi diventate 2.103 nel 2022.

Con un caso mortale nel 2021 e due nel 2022. L’indennizzo alle famiglie potrà essere cumulato con l’assegno una tantum corrisposto dall’Inail per gli assicurati (articolo 85 del Dpr 1124/1965).

Tutele Inail estese a 10 milioni tra studenti e professori

Si estende poi l’assicurazione Inail a 10 milioni tra studenti e docenti. L’ampliamento della tutela assicurativa vale per ora solo per il prossimo anno scolastico, il 2023/24 e prevede oneri per circa una trentina di milioni di euro.

Per gli studenti la copertura scatta per tutti gli eventi verificatisi all’interno dei luoghi di svolgimento delle attività didattiche o laboratoriali e loro pertinenze, o nell’ambito delle attività programmate dalle scuole o istituti di istruzione (ad esempio le gite scolastiche), con esclusione degli infortuni in itinere.

Il passo avanti rispetto a oggi è considerevole visto che la normativa attuale limita infatti la tutela solo alle figure che attendano a esperienze tecnico-scientifiche o ad esercitazioni pratiche, o che svolgano esercitazioni di lavoro.

Ciò ha determinato in quasi tutte le scuole l’attivazione di polizze assicurative private con oneri a carico delle famiglie. Per i docenti invece si chiarisce (sulla scia della giurisprudenza) che vengono a godere della stessa tutela contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali oggi garantita al resto dei lavoratori dipendenti, compreso l’infortunio in itinere.

Assegno unico, la maggiorazione anche per i figli con un solo genitore

Si riconosce la maggiorazione dell’assegno unico universale, prevista solo per i nuclei in cui entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro, anche per i minori appartenenti a nuclei ove, al momento della presentazione della domanda, è presente un solo genitore lavoratore poiché l’altro risulta deceduto.

Attualmente la maggiorazione è riconosciuta per ciascun figlio minorenne presente in nuclei in cui, come detto, entrambi i genitori sono percettori di reddito da lavoro. In seguito della modifica in argomento, tale maggiorazione viene ora riconosciuta per ciascun figlio minore anche per le situazioni in cui l’unico genitore presente sia titolare di reddito da lavoro e l’altro risulti deceduto.

Secondo la bozza di relazione tecnica i minori che hanno ricevuto l’assegno unico nel periodo di osservazione per i quali risulta la presenza di un solo genitore, poiché l’altro risulta deceduto, sono pari circa a 80mila al mese.

Stralcio dei debiti contributivi

Nel provvedimento, dopo il passaggio in Senato, è entrata anche una modifica che consente a commercianti, artigiani, lavoratori agricoli e professionisti iscritti alla gestione separata Inps di ricostruire la propria posizione contributiva di fatto decurtata di quei contributi oggetto dello stralcio delle cartelle esattoriali fino a mille euro affidate all’ex Equitalia dal 2000 al 2015.

In attesa delle istruzioni che dovrà diramare l’Inps è certo che le somme dovute dovranno essere versate entro il 2023 in unica soluzione o anche a rate.

Contratti a termine, allentata la stretta del dl Dignità

Sui contratti a termine, viene allentata la stretta operata dal cosiddetto decreto Dignità (Dlgs 15 giugno 2015, n. 81), introducendo nuove causali, alle quali occorre far riferimento in caso di proroga o rinnovo dopo i primi 12 mesi di durata.

Le ragioni che giustificano il proseguimento dopo i primi 12 mesi del contratto a termine “a causale” sono tre: la prima sono i casi previsti dai contratti collettivi (articolo 51 Dlgs 81 del 2015).

La formulazione del provvedimento va interpretata in senso ampio intendendo sia la contrattazione nazionale, che quella aziendale o territoriale. In assenza della previsione della contrattazione collettiva si apre alla stipula di patti individuali, che sono la seconda “causale”.

Cioè, il contratto a tempo determinato può proseguire oltre i 12 mesi per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva individuate dalle parti, entro la scadenza temporale del 30 aprile 2024.

La terza “causale” fa riferimento alla sostituzione di altri lavoratori. Dopo le modifiche al Senato d’ora in avanti, anche i rinnovi, e non solo le proroghe, saranno senza causali fino a 12 mesi. Novità anche per la somministrazione, con l’abolizione dei limiti quantitativi (20%) attualmente previsti per il personale in apprendistato e anche di quelli per le assunzioni dei lavoratori in mobilità, disoccupati o svantaggiati.

Contratto d’espansione

Il contratto d’espansione è prorogato fino al 31 dicembre 2023, con la possibilità di uscita fino a 5 anni dalla maturazione dei requisiti pensionistici nei processi di reindustrializzazione e riorganizzazione delle imprese.

Secondo il provvedimento per consentire la piena attuazione dei piani di rilancio dei gruppi di imprese con più di mille dipendenti, per i contratti di espansione di gruppo stipulati entro il 31 dicembre 2022 e non ancora conclusi, è possibile, con accordo integrativo in sede ministeriale, rimodulare le cessazioni dei rapporti di lavoro con accesso allo scivolo pensionistico entro un arco temporale di 12 mesi successivi al termine originario del contratto di espansione.

Il datore di lavoro riconoscerà per tutto il periodo e fino al raggiungimento della prima decorrenza utile della pensione un’indennità mensile, commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro, come determinato dall’Inps.

Con emendamenti della relatrice, Mancini, sono stati aggiunti 20 milioni di euro per la copertura dei contratti di espansione per il 2026 (che passa così da 48,4 milioni a 68,4 milioni); 

Editoria

Arrivano risorse aggiuntive per prepensionamenti nel settore dell’editoria: 1,2 milioni nel 2023, 4 milioni per ciascun anno dal 2024 al 2027 e 2,8 milioni nel 2028.

Decreto Trasparenza, meno burocrazia per le imprese

Non solo decreto Dignità sui contratti a termine, con la cancellazione delle rigide causali legali del 2018 e un’ampia apertura alla contrattazione collettiva.

Il governo Meloni smonta anche il decreto Trasparenza, in vigore dallo scorso agosto, elaborato dall’ex ministro Andrea Orlando, andando spesso oltre la direttiva Ue e scaricando sulle imprese una mole di adempimenti inutili.

Nel decreto Lavoro entrano una serie di semplificazioni (e chiarimenti). In particolare, per tutta una serie di informazioni, ad esempio, durata del periodo di prova, congedo per ferie, importo iniziale della retribuzione, programmazione dell’orario normale di lavoro, è previsto che il datore assolve all’obbligo informativo con l’indicazione del riferimento normativo o della contrattazione, anche aziendale, che disciplina queste materie. Inoltre, sempre per sgravare i datori, si stabilisce che l’azienda è tenuta a consegnare o a mettere a disposizione del personale, anche sui siti web, contratti collettivi e regolamenti aziendali applicabili al rapporto di lavoro.

Si interviene anche sui controlli sui lavoratori “automatizzati”. La nuova norma chiarisce che il datore è tenuto a informare il lavoratore dell’utilizzo di sistemi decisionali o di monitoraggio «integralmente» automatizzati deputati a fornire indicazioni rilevanti ai fini della assunzione o del conferimento dell’incarico, della gestione o della cessazione del rapporto di lavoro, dell’assegnazione di compiti o mansioni nonché indicazioni incidenti su sorveglianza, valutazione, prestazioni e adempimento delle obbligazioni contrattuali dei lavoratori.

Fondo nuove competenze

Il Fondo nuove competenze è incrementato, nel periodo di programmazione 2021-2027 della politica di coesione europea, delle risorse rinvenienti dal Piano nazionale Giovani, donne, lavoro.

Possono concorrere a finanziare il Fondo nuove competenze anche le risorse del programma operativo complementare POC SPAO.

Il rabbocco di risorse (ancora non quantificato nella bozza di testo) previsto dal pacchetto lavoro oggi sul tavolo del consiglio dei ministri servirà a finanziare le intese sottoscritte a decorrere dal 2023 ai sensi del comma 1 del citato articolo 88 del decreto-legge n. 34 del 2020.

Le intese sono volte a favorire l’aggiornamento della professionalità dei lavoratori a seguito della transizione digitale ed ecologica. Con le risorse del Fondo nuove competenze è finanziata parte della retribuzione oraria, oltre ai contributi previdenziali e assistenziali dell’orario di lavoro destinato ai percorsi formativi.

Rifinanziamento Caf

In considerazione dell’incremento dei volumi di dichiarazioni sostitutive uniche ai fini del calcolo dell’Isee connesso anche al riordino delle misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’assegno unico e universale, nonché all’introduzione di nuove misure a sostegno delle famiglie per l’anno 2023 sono incrementati di 30 milioni di euro gli stanziamenti di cui all’articolo 1, comma 479 della legge 27 dicembre n. 160, limitatamente alle attività legate all’assistenza nella presentazione della Dsu a fini Isee, affidate ai medesimi centri di assistenza fiscale.

Sicurezza sul lavoro, più condivisione dei dati

Al fine di orientare l’azione ispettiva nei confronti delle imprese che evidenziano fattori di rischio in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, di lavoro irregolare, di evasione od omissione contributiva, nonché di poter disporre con immediatezza di tutti gli elementi utili alla predisposizione e definizione delle pratiche ispettive, gli enti pubblici e privati condividono gratuitamente, anche attraverso cooperazione applicativa, le informazioni di cui dispongono con l’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl).

Con un emendamento presentato al foto-finish dalla relatrice, Paola Mancini, è stato previsto un incremento di 5 milioni del fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro per “recuperare” il taglio degli assegni previsto dal decreto ministeriale 75 dello scorso 18 maggio. 

Taglio al cuneo

Si appesantisce il taglio del cuneo fiscale-contributivo con un intervento aggiuntivo di 4 punti, un’una tantum di 5 mesi, operativo per il periodo compreso tra luglio e novembre, destinato ai lavoratori con retribuzioni lorde fino a 35mila euro. Il beneficio va ad aggiungersi all’attuale taglio di 3 punti del cuneo per le retribuzioni fino a 25mila euro portando lo “sconto” in totale a 7 punti.

Mentre per la fascia di retribuzioni compresa tra 25mila e 35mila euro che già beneficiano di uno “sconto” di 2 punti la sforbiciata totale sale a 6 punti.

È questa la novità principale del Dl lavoro, considerando che l’ipotesi originaria del governo era quella di aumentare allineando in modo uniforme a 4 punti, il taglio del cuneo fiscale contributivo per le retribuzioni fino a 35 mila euro, con un’integrazione di 1 punto per le retribuzioni entro 25mila euro e di 2 punti per quelle da 25 mila fino a 35mila euro, fino a dicembre.

Per un lavoratore con 25mila euro di retribuzione il taglio complessivo vale 96 euro al mese, su 5 mesi sono 480 euro. Con 35mila euro di retribuzione il vantaggio mensile è di 99 euro su 5 mesi 493 euro.

Pacchetto welfare

Resta a 3mila euro la soglia di fringe benefit esentasse per i lavoratori dipendenti con figli a carico. Sono esentasse fino a 3mila euro anche le somme erogate o rimborsate per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale.

Attualmente il tetto è fissato a 258,23 euro perché la legge di bilancio 2023 non ha confermato le misure precedenti. Nel 2022 il limite di non imponibilità fiscale era stato portato a 600 euro dal Decreto aiuti bis del 10 agosto, poi nel Dl aiuti quater dal 18 novembre è stato innalzato a 3mila euro.

Su questi 3mila euro, secondo una modifica operata in Senato, non si pagano tasse e contributi.Sempre in tema di welfare, arriva poi un fondo da 60 milioni per sostenere le famiglie e spingere la conciliazione vita-lavoro. Il fondo servirà a potenziare i centri estivi, i servizi socioeducativi territoriali e dei centri con funzione educativa e ricreativa che svolgono attività a favore dei minori.

Detassazione lavoro notturno e festivo nel turismo

Arriva la detassazione del lavoro notturno e festivo per i dipendenti del settore turistico, ricettivo e termale: per il periodo dal 1° giugno al 21 settembre 2023 «è riconosciuta una somma a titolo di trattamento integrativo speciale, che non concorre alla formazione del reddito, pari al 15 per cento delle retribuzioni lorde corrisposte in relazione al lavoro notturno e straordinario».

Questa norma si applica ai dipendenti con reddito di non importo non superiore a 40mila euro (periodo d’imposta 2022). 

Lavoro agile

Dopo in lungo tira e molla arriva la proroga dal 30 giugno al 30 settembre 2023 delle modalità di lavoro agile per i dipendenti fragili della Pa.

Lo prevede un emendamento della relatrice, Paola Mancini. Nel privato per i lavoratori fragili e per i genitori di figli fino a 14 anni d’età è stata introdotta la proroga al 31 dicembre del diritto allo smart working.

Per i fragili la proroga è condizionata al fatto che il lavoro agile sia compatibile con le caratteristiche della prestazione lavorativa.

Per i genitori di minori di 14 anni, le condizioni sono che nel nucleo familiare non vi sia un altro genitore beneficiario di strumenti di sostegno al reddito o non lavoratore e che sia compatibile con le caratteristiche della prestazione.

 

Fonte: Il Sole 24 ORE

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