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Transizione 5.0, nuova chance per ingegneri e revisori

Nel piano per l’efficienza energetica delle imprese dovranno attestare i risparmi ottenuti e verificare le spese. Polizze Rc da rivedere

Per i professionisti tecnici e i revisori si aprono nuove prospettive legate al piano Transizione 5.0. Come è già accaduto per il Superbonus questi esperti avranno un ruolo centrale nel piano da 6,3 miliardi di risorse del Pnrr. Spetta a loro, di fatto, garantire la prenotazione delle risorse progettando sistemi di risparmio energetico e rendicontare allo Stato le spese.

Ma l’opportunità è destinata solo a specifiche categorie: per quanto riguarda i tecnici, soprattutto gli ingegneri e i professionisti certificati Ege (esperti in gestione dell’energia), oltre che le società specializzate in gestione dell’energia (le Esco). Che dovranno però sostenere i costi di adeguamento delle polizze di Rc. Mentre a livello contabile le certificazioni sono aperte ai soli revisori legali. Ma vediamo i dettagli.

Il quadro normativo

Il piano Transizione 5.0, costola del Pnrr, prevede incentivi, sotto forma di crediti di imposta, per le aziende, di qualsiasi dimensione, che, in estrema sintesi, investono in progetti di efficentamento energetico. Il livello minimo di risparmio richiesto per accedere ai bonus è del 3% rispetto ai consumi precedenti, ma il sistema funziona con delle premialità. Per cui a maggiori risparmi ottenuti (e certificati, appunto, dai tecnici) corrispondono percentuali più alte di credito di imposta da utilizzare in compensazione (si vedano anche le schede a fianco). A essere incentivati sono sia gli investimenti che efficentano la produzione e quelli in impianti di energia rinnovabile per l’autoconsumo. Due i limiti principali. Il primo è quello temporale: gli investimenti vanno completati entro il 31 dicembre 2025. E l’altro è soggettivo: sono escluse le aziende in crisi e quelle non in regola con la sicurezza sul lavoro e i versamenti contributivi. Li prevede il decreto attuativo del Piano varato con il Decreto Pnrr 19/2024 che è in dirittura d’arrivo essendo stato concertato tra i tre ministeri competenti (si veda il Sole 24 Ore del 4 luglio).

Il ruolo dei tecnici

Per accedere al credito di imposta sono obbligatorie due certificazioni sotto forma di perizie asseverate: una, ex ante, che rispetto alla ammissibilità del progetto certifichi i risparmi energetici ottenibili e una, ex post, che attesti l’effettiva realizzazione degli investimenti in modo conforme a quanto previsto dalla certificazione ex ante. I soggetti abilitati sono diversi. Per quanto riguarda le società, ci sono le Esco, ovvero le società già oggi impegnate nei controlli energetici nelle grandi aziende, certificate da organismo accreditato in base alla norma UNI CEI 11352. Secondo la banca dati di Accredia ne operano oggi 770. Sono abilitati anche i professionisti esperti nella gestione dell’energia, accreditati in base alla norma UNI CEI 11339. Sono gli specialisti delle diagnosi energetiche previste dal Dlgs 102/2014: in Accredia ne risultano 3.428, Sono invece un centinaio gli organismi di valutazione della conformità accreditati sulla base di diverse norme Uni sempre in tema di energia. Tra i professionisti ordinisti sono ammessi gli ingegneri, solo però quelli della sezione A dell’Albo. Sono 11 le classi di laurea abilitate: tra queste le magistrali in ingegneria elettrica, chimica e civile. «Non si capisce perché non siano previsti anche i laureati magistrali in ingegneria gestionale – osserva Remo Vaudano, vicepresidente vicario del Consiglio nazionale ingegneri – che hanno spesso dei percorsi anche in ambito eneregetico». Per questo il Cni ha scritto una nota al ministero che gestisce Transizione 5.0, quello del Made in Italy chiedendo di integrare anche questi professionisti. A tutti questi soggetti è consentita anche la redazione dell’altra perizia asseverata, quella sui beni oggetto di investimento. Documento che, però – stando alla bozza del decreto attuativo – è aperto anche a tutti gli ingegneri (compresi quindi quelli della sezione B) ai periti industriali, e in alcuni casi, anchea periti agrari, agronomi e dottori forestali

Il ruolo dei revisori

Uno spazio importante nella Transizione 5.0 si apre anche per i revisori legali e, in particolare per quelli iscritti nella sezione A dell’Albo, ovvero quelli in attività: secondo i dati del Mef sono 39.535 gli abilitati, contro i 79.735 della sezione B in cui finisce chi non ha incarichi da tre anni. I revisori dovranno certificare l’effettivo sostenimento delle spese ammissibili e la corrispondenza di queste con la documentazione contabile predisposta dall’impresa. «E’ un’operazione win-win – commenta il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio – per i revisori si apre un’opportunità di mercato, e nel contempo lo Stato è garantito nel trasferimento di risorse, evitando così il dilagare di truffe come è capitato per alcuni bonus edilizi». Per de Nuccio questo non è un caso isolato «ma un modello virtuoso che coinvolge appunto i professionisti nel ruolo di garanti del corretto impiego di fondi pubblici avviato con la nostra collaborazione già nel 2021 e nel quale il Governo sta dimostrando di voler credere, avendolo previsto per tutti i nuovi incentivi, a partire dal Superbonus, ma anche per il bonus Zes».

Il nodo polizze

Ai professionisti tecnici il decreto chiede una polizza di responsabilità civile che ha l’obiettivo di lasciare indenni sia le imprese che lo Stato da risarcimento danni per crediti non spettanti. Secondo la norma il massimale va «adeguato al numero delle certificazioni rilasciate e agli importi dei benefici derivanti dai progetti di innovazioni». «Vediamo cosa diranno le linee guida – aggiune Vaudano – potrebbe bastare una appendice alla Rc già obbligatoria, come è successo per il Superbonus». A preoccupare è però l’obbligo di adeguare il massimale esattamente all’importo delle certicazioni: «Difficile pensare che se un ingegnere fa 20 certificazioni queste poi risultino tutte sbagliate e debba intervenire l’assicurazione» commenta Vaudano. Ma la regola è la stessa del 110%. Che ha già fatto schizzare i costi di queste coperture.

Fonte: Il Sole 24ORE

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