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Fondi interprofessionali di formazione continua: servono più risorse

I fondi di formazione interprofessionali possono ampliare il loro raggio di azione. Appello al Governo: reintegrare la quota 0,30%.

I fondi di formazione interprofessionali possono ampliare il loro raggio di azione. Non solo formazione continua e aggiornamento per i lavoratori occupati, ma anche un impegno nelle politiche attive a favore di chi un lavoro lo ha perso o ancora non ce l’ha. D’altra parte i fondi hanno già operato in questo ambito, in occasione delle iniziative attivate con il Fondo nuove competenze. Tuttavia, occorre agire sulla fonte di finanziamento: la quota dello 0,30 dei contributi deve essere piena, eliminando il prelievo forzoso stabilito dalla legge 190/2014, che per i fondi interprofessionali significa un contributo netto dello 0,21 per cento. L’appello delle parti sociali al Governo è arrivato durante il convegno promosso da Fondoprofessioni, giovedì a Roma in occasione del ventennale della sua istituzione. Alla tavola rotonda finale hanno partecipato Maria Grazia Gabrielli, segretario confederale Cgil, Andrea Cuccello, segretario confederale Cisl, Paolo Carcassi, responsabile dipartimento Bilatelarità Uil, insieme con Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, il sindacato dei liberi professionisti, che nel dicembre 2003 diede vita al Fondoprofessioni.

I sindacati hanno riconosciuto come la formazione e l’aggiornamento dei lavoratori debbano diventare sempre più centrali nella contrattazione ed è questa la chiave, non l’obbligatorietà dell’iscrizione, per cercare di ampliare la platea di aziende e lavoratori aderenti ai fondi interprofessionali.

Durante il convegno è stato presentato il rapporto sulla formazione continua di Fondoprofessioni. Il nostro Paese – illustra lo studio – con una quota di partecipazione alla formazione continua pari al 37,6% al 2022, si pone notevolmente al di sotto dei grandi paesi europei quali la Francia (49,9%) e la Spagna (48,5%). Tuttavia, c’è qualche segnale di miglioramento, «il confronto intertemporale consente di apprezzare i progressi realizzati rispetto al 2007, che hanno portato a incrementare notevolmente la partecipazione: a quella data, infatti, l’Italia si poneva agli ultimi posti della classifica, con un tasso di partecipazione del 20,8%, molto al di sotto della media europea (33,6%, dato Ue a 27 Paesi)». Eppure la formazione continua dei lavoratori rappresenta oggi una risorsa strategica: le imprese hanno bisogno di trovare e fidelizzare i dipendenti, in un quadro in cui che le risorse lavorative sono scarse rispetto alla domanda e, spesso, con un gap di competenze rispetto alla domanda. Fondoprofessioni, presidente Marco Natali e direttore Franco Valente, si caratterizza per essere l’ente bilaterale di elezione per gli studi professionali, caratterizzati da strutture molto piccole: le realtà aderenti sono poco meno di 40mila (con un certo turn over) per circa 150mila lavoratori. Dalla sua nascita il Fondo ha erogato formazione per un valore per 120 milioni di euro.

Fonte: Il Sole 24ORE

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