Nel capitolo della manovra dedicato alle imprese il governo interviene sul tanto discusso credito di imposta per ricerca e sviluppo e la sanatoria in scadenza il prossimo 31 ottobre. Non solo. Per le piccole e medie imprese che decidono di diventare “grandi” arriva la proroga di tre anni del credito d’imposta per chi si quota in borsa.
Partiamo dalla ricerca e sviluppo. Niente proroga delle scadenze per il riversamento dei crediti per gli anni dal 2015 al 2019, come auspicato e richiesto da imprese e professionisti. Ma arriva, a parziale compensazione, un contributo in conto capitale. Verrà istituito nella disponibilità del ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit) un fondo su misura con una dotazione complessiva di 190 milioni di euro: 60 milioni per il 2025, 50 milioni per il 2026 e 80 milioni per il 2027. Il contributo in conto capitale sarà commisurato in percentuale a quanto riversato, rispettando naturalmente i limiti di spesa per ciascun anno. Sarà poi un decreto attuativo del Mimit di concerto con il ministero dell’Economia a stabilire entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio le modalità di erogazione del contributo, le percentuali e la sua rateizzazione.
Come anticipato, si tratta di una misura in qualche modo compensativa. Gli operatori aspettavano, infatti, una proroga dei termini per l’adesione al riversamento: l’invio della dichiarazione scade, infatti, il 31 ottobre (termine già oggetto di diverse proroghe) e il versamento della prima o unica rata va effettuato entro il 16 dicembre 2024 (le altre due in caso di pagamento dilazionato scadranno il 16 dicembre 2025 e il 16 dicembre 2026 con l’applicazione degli interessi calcolati al tasso legale). Nella conversione del decreto Omnibus al Senato era stato fatto un tentativo con un emendamento parlamentare (presentato da Fausto Orsomarso di Fratelli d’Italia) per introdurre una sorta di saldo e stralcio al 50% per i crediti d’imposta oggetti del riversamento. Il correttivo è stato poi derubricato a ordine del giorno in cui si faceva riferimento alle difficoltà interpretative «che hanno riguardato principalmente le imprese operanti nel settore della moda». Difficoltà interpretative che «hanno richiesto ripetuti chiarimenti». Infatti va ricordato come le (attese) linee guida per sciogliere ogni incertezza siano arrivate solo all’inizio dello scorso mese di luglio e quindi i tempi per valutare se mettersi al passo con la sanatoria sul passato sono stati risicati.
Nel frattempo intanto sono continuate ad arrivare contestazioni. Anche per questo il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha annunciato un atto di indirizzo per cercare di declinare le nuove fattispecie di crediti non spettanti e inesistenti – tracciate con il decreto attuativo della delega fiscale sulle sanzioni amministrative e penali tributarie – sulle principali agevolazioni compresa quindi ricerca e sviluppo nel tentativo da un lato di indicare un perimetro di riferimento per gli operatori economici e dall’altro di delimitare il campo delle rettifiche da parte dell’amministrazione finanziaria. A questo si aggiunge poi la pubblica consultazione avviata sul sito del dipartimento delle Finanze fino al 18 novembre per raccogliere proposte e suggerimenti su come semplificare l’accesso alla misura.
Sul tavolo ora si inserisce la misura prevista dal Ddl di Bilancio, anche se il rischio è che le risorse destinate al fondo poi non possano bastare a coprire i costi di chi ha riversato solo per non incappare in future spiacevoli conseguenze pur essendo consapevole della bontà e della validità dei progetti di ricerca e sviluppo che sono stati portati avanti.
Nella manovra poi una nuova chance per crescere viene offerta alle piccole e medie imprese. Con l’articolo 73 del disegno di legge di bilancio presentato alle Camera viene prorogato per altri tre anni il credito d’imposta per la quotazione delle Pmi.
Il governo dunque prova a riutilizzare la leva fiscale per sostenere la quotazione delle piccole e medie imprese riconoscendo a quelle che decidono di quotarsi in un mercato regolamentato o in sistemi multilaterali di negoziazione un credito d’imposta del 50 per cento delle spese di consulenza sostenute, fino a un massimo di 500 mila euro. Come detto il bonus fiscale varrà per tre anni e nel limite di spesa complessivo comunque fissato in 6 milioni di euro per l’anno 2025 e 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2026 e 2027.
Fonte: Il Sole 24ORE