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Zes, giovani e donne: dal primo settembre altri tre bonus per nuove assunzioni

I nuovi incentivi del decreto Coesione puntano a sostenere i contratti a tempo indeterminato sottoscritti con decorrenza dal prossimo mese

Con la possibilità di ottenere i nuovi bonus assunzionali per i contratti stabili sottoscritti dal 1° settembre per giovani, donne e Zes (tre bonus previsti dal decreto Coesione) si completa il puzzle di incentivi all’occupazione ridisegnato dal governo Meloni, e in particolare dalla titolare del Lavoro, Marina Calderone. Si passa a sostegni mirati a determinate categorie (considerate più svantaggiate).

C’è poi una particolare attenzione al Mezzogiorno, con l’esonero Zes (Zona economica speciale) e la proroga fino a dicembre della decontribuzione Sud, in attesa del suo restyling annunciato nei mesi scorsi dall’esecutivo. Eppoi con il primo modulo della riforma fiscale si apre a una forma di esonero tutto nuovo, la maxi deduzione fino al 120% che può toccare il 130% in caso di assunzioni per particolari categorie di lavoratori. Bonus già operativo e che ha effetto retroattivo applicandosi alle assunzioni effettuate dalle imprese dal 1° gennaio scorso. Ma facciamo ordine, e vediamo come cambiano per le imprese gli incentivi alle assunzioni.

Giovani dal 1° settembre parte il nuovo bonus

Il decreto Coesione riscrive il bonus legato all’assunzione dei giovani, che sostituisce tutte le precedenti misure legate all’incentivazione dell’occupazione dei ragazzi, non più prorogate. Il nuovo incentivo funziona così: ai datori di lavoro privati che dal 1° settembre 2024, appunto, e fino al 31 dicembre 2025 assumono under 35 (mai occupati a tempo indeterminato) con un contratto di lavoro a tempo indeterminato, o stabilizzano un contratto a termine, è riconosciuto per massimo 24 mesi l’esonero totale dal versamento dei contributi previdenziali (esclusi premi e contributi Inail) nel limite di 500 euro mensili per ciascun lavoratore. Se le assunzioni interessano Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna l’esonero aumenta fino a 650 euro mensili.

Sono esclusi i rapporti di lavoro domestico e di apprendistato, mentre il bonus spetta in caso di precedente assunzione con apprendistato non proseguito in ordinario rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

Questo incentivo è compatibile con la maxi deduzione fino al 130% per le nuove assunzioni prevista dal primo modulo della riforma fiscale. L’azienda che vuole ottenere lo sgravio non deve aver licenziato nei sei mesi che precedono l’assunzione incentivata, e se dopo sei mesi dalla fruizione dell’incentivo si licenzia scatta la revoca e il recupero del bonus. Le assunzioni stimate dalla relazione tecnica sono 60.500 per il 2024 e 146mila per il 2025.

Donne, rafforzati gli incentivi alle assunzioni

A cambiare è anche il sistema di incentivi all’assunzione dell’altra categoria in affanno nel mercato del lavoro: le donne svantaggiate. Per ciascuna donna “svantaggiata”, assunta a tempo indeterminato dal 1° settembre 2024 fino al 31 dicembre 2025, è riconosciuto l’esonero al 100% dal versamento dei contributi previdenziali dovuti dal datore di lavoro privato nel limite di 650 euro su base mensile (esclusi premi e contributi Inail) per 24 mesi. Il bonus è riconosciuto a donne di qualsiasi età, prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi, residenti nelle regioni della Zes unica per il Sud, o donne di qualsiasi età prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi (ovunque residenti).

In sede di conversione del decreto Coesione è stato precisato che questo incentivo si rivolge anche a donne prive di impiego da almeno sei mesi, ovunque residenti, operanti nelle professioni e nei settori con un tasso di disparità di occupazione superiore almeno del 25% tra uomini e donne. Anche in questo caso sono esclusi i rapporti di lavoro domestico. La stima contenuta nella relazione tecnica è di complessive 100mila assunzioni di lavoratrici tra tempi determinati e trasformazioni a tempo indeterminato.

Zes, occupazione al Sud: arriva il nuovo bonus

Il terzo bonus in partenza è una misura ex novo: si tratta del bonus Zes. Per ciascun dipendente assunto a tempo indeterminato dal 1° settembre 2024 fino al 31 dicembre 2025 è previsto l’esonero per un massimo di 24 mesi del 100% dal versamento dei contributi previdenziali dovuti dal datore di lavoro privato nel limite di 650 euro su base mensile (con esclusione dei premi e contributi Inail). Il dipendente deve aver compiuto 35 anni, essere disoccupato da almeno 24 mesi, essere assunto presso una sede o una unità produttiva nella Zes del Sud. Anche il bonus Zes non si applica a lavoro domestico. È di 40mila il numero delle nuove assunzioni di lavoratori over 35 stimato dalla relazione tecnica.

Under 35, già operativo l’incentivo per i settori strategici

Sempre con l’obiettivo di incentivare l’occupazione giovanile, è previsto, ed è già operativo, un incentivo ai disoccupati con meno di 35 anni che tra il 1° luglio 2024 e il 31 dicembre 2025 avviano sul territorio nazionale un’attività imprenditoriale nei settori strategici per lo sviluppo di nuove tecnologie, la transizione digitale ed ecologica. È riconosciuto l’esonero dal versamento del 100% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro privati, nel limite di 800 euro su base mensile e per ciascun lavoratore con meno di 35 anni (con esclusione dei premi e contributi Inail) assunto a tempo indeterminato nel medesimo periodo (al 1° luglio 2024 al 31 dicembre 2025). L’incentivo dura massimo tre anni (non può andare oltre il 31 dicembre 2028) e non si applica ai rapporti di lavoro domestico. Inoltre, le imprese avviate dai soggetti sopra indicati possono richiedere all’Inps un contributo per l’attività, il quale non concorre alla formazione del reddito, per l’importo di 500 euro mensili per una durata massima di tre anni (e comunque non oltre il 31 dicembre 2028). Secondo la relazione tecnica, nel biennio 2024-2025 il totale di nuove attività è stimato in 3.500, di cui 1.200 (2024) e 2.300 (2025).

Autonomi, parte Autoimpiego Centro Nord Italia

Nel decreto Coesione si spinge poi anche il lavoro autonomo nelle libere professioni e nell’attività d’impresa. Qui ci sono in pista due interventi: Autoimpiego Centro Nord Italia e Resto al Sud 2.0. Beneficiari sono giovani under 35, in condizioni di marginalità e difficoltà, oppure inoccupati, inattivi, disoccupati o senza lavoro destinatari delle misure del programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori). Sono previsti finanziamenti per servizi di formazione e accompagnamento alla progettazione preliminare, tutoraggio per l’incremento delle competenze, e veri e propri incentivi sotto forma di voucher, non rimborsabili. In quest’ultimo caso, con Autoimpiego Centro Nord Italia, si può ottenere un importo massimo fino a 30mila euro per l’acquisto di beni, strumenti e servizi per l’avvio dell’attività di lavoro autonomo, imprenditoriali e libero professionali, in forma individuale o collettiva. Si sale a 40mila euro se si acquistano beni e servizi innovativi, tecnologici e digitali o beni che assicurano la sostenibilità ambientale o il risparmio energetico. In alternativa si può ottenere un aiuto in regime de minimis per programmi di spese sotto i 120mila, consistente in un contributo a fondo perduto fino al 65% dell’investimento. Se i programmi di spesa sono oltre 120mila e fino a 200mila il contributo a fondo perduto è del 60%.

Resto al sud 2.0, voucher di avvio per le attività nel Mezzogiorno

Con Resto al Sud 2.0 è previsto per le attività localizzate nelle aree del Mezzogiorno un voucher di avvio in regime de minimis soggetto a rimborso, utilizzabile per l’acquisto di beni, strumenti e servizi per l’avvio delle attività fino a 40mila euro, che sale fino a 50mila in caso di acquisto di beni e servizi innovativi. È riconosciuto un aiuto in regime de minimis fino al 75% a fondo perduto per programmi di spesa fino a 120mila euro, che per programmi di spesa tra 120mila e 200mila euro scende al 70%. Nella relazione tecnica per Autoimpiego Centro Nord Italia e Resto al Sud 2.0 è stimata una platea di 15mila destinatari (di cui oltre il 65% al Sud) e un contributo a fondo perduto medio di 40mila euro considerato che i destinatari dovranno contribuire finanziariamente ai costi dei piani di investimento in percentuali variabili in base alla localizzazione delle iniziative imprenditoriali.

Lavoratori in cigs, cabina di regia per le grandi aziende in crisi

Le nuove norme interessano anche i lavoratori di grandi aziende in crisi. Per costoro da luglio è operativa un’apposita cabina di regia, gestita dal ministero del Lavoro e aperta alle Regioni, per l’uso delle risorse del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione per i lavoratori espulsi dal lavoro. Dal 1° luglio potranno chiedere l’intervento della cabina di regia le grandi aziende con oltre 250 addetti per i lavoratori con 24 mesi di Cigs, per favorire il loro ricollocamento con formazione, riqualificazione, orientamento professionale e promozione dell’imprenditorialità.

Super deduzione, maxi sconto fiscale del 120% per chi assume

Sempre in tema assunzionale è già operativo anche il maxi sconto fiscale del 120% per le imprese e i professionisti che assumono con contratto di lavoro a tempo indeterminato, che sale al 130% per determinate categorie meritevoli di una maggior tutela. Il super sconto fiscale del 120% del costo del lavoro si applica ai titolari di reddito d’impresa (tutte le imprese, indipendentemente dalla forma societaria), e ai lavoratori autonomi e agli esercenti arti e professioni, per il periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2023, ai fini della determinazione del reddito, la maggiorazione del costo del personale di nuova assunzione con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.

È prevista un’ulteriore deduzione in presenza di nuove assunzioni di dipendenti, con contratto subordinato a tempo indeterminato, rientranti nelle categorie di lavoratori meritevoli di maggiore tutela indicati nell’Allegato 1 del decreto legislativo n. 216 del 2023 sulla revisione dell’Irpef. La misura prevede una quota deducibile del costo del lavoro del 120%, maggiorata al 130% per specifiche categorie di lavoratori interessati considerati svantaggiati (disabili, giovani under 30 ammessi agli incentivi occupazione, mamme con almeno due figli, donne vittime di violenza, ex percettori del reddito di cittadinanza, disabili). Per avere un ordine di grandezza del livello di aspettativa da parte del mondo produttivo, basti pensare che nel Def il governo ha stimato che il nuovo incentivo al lavoro stabile possa coinvolgere, in prima battuta, circa 380mila imprese.

Sono invece esclusi i soggetti non titolari di reddito d’impresa (imprenditori agricoli e coloro che svolgono attività commerciali in via occasionali). L’agevolazione non spetta poi a società ed enti in liquidazione ordinaria, assoggettati a liquidazione giudiziale o agli altri istituti liquidatori relativi alla crisi d’impresa, a decorrere dall’inizio della procedura.

La maxi deduzione del costo del lavoro spetta per le assunzioni di lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, con contratto in essere al termine del periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2023, a condizione che il numero dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato alla fine del periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2023 sia superiore al numero di lavoratori dipendenti a tempo indeterminato mediamente occupato nel periodo d’imposta precedente. Previsti 1,3 miliardi per finanziare l’agevolazione.

Sgravi, decontribuzione Sud: proroga al 31 dicembre

Fino al 31 dicembre è prorogata anche la decontribuzione Sud, lo sgravio sul lavoro che sta funzionando di più. Nei primi 4 mesi dell’anno hanno usufruito di questo incentivo circa 500mila rapporti di lavoro instaurati. La proroga di ulteriori sei mesi prevede però una limitazione: l’esonero del 30% è prorogato al 31 dicembre 2024 per le sole assunzioni fatte entro il 30 giugno (non opera più quindi per le assunzioni successive a quella data).

La concreta operatività della misura agevolativa, originariamente programmata (sia pure con intensità decrescente) fino al 2029 con legge di Bilancio 2021, è tuttavia subordinata all’autorizzazione della Commissione Ue e consiste in un esonero contributivo per le aziende operanti al Sud, cioè datori di lavoro privati con sede in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, in relazione ai rapporti di lavoro dipendente. Sono escluse le imprese dei settori finanziario e agricolo e i datori di lavoro domestico.

In base all’attuale normativa (ma il governo Meloni è intenzionato a rivedere l’intero meccanismo) l’agevolazione è riconosciuta sulla base di percentuali decrescenti a seconda delle annualità delle contribuzioni (esclusi dal calcolo della contribuzione i premi e contributi dovuti all’Inail). Sino al 31 dicembre 2025 l’esonero è del 30% della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro; per il 2026 e 2027 l’esonero scende al 20%; per il 2028 e 2029 si passa al 10% (questo incentivo non prevede un massimale nell’importo per singolo lavoratore/lavoratrice).

I datori accedono all’agevolazione con le denunce retributive e contributive mensili relative ai dipendenti (flusso Uniemens), secondo le istruzioni fornite nel tempo dall’Inps. L’Italia ha chiesto due modifiche al regime esistente: un aumento di bilancio di 2,9 miliardi, che porta il bilancio complessivo da 11,4 miliardi a 14,3 miliardi; e una proroga del periodo in cui si applica la riduzione dei contributi previdenziali fino al 31 dicembre 2024.

 
Fonte: Il Sole 24ORE

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