I presidenti di tutte le Casse di previdenza private aderenti ad Adepp ritengono non applicabile ai professionisti iscritti alle Casse la disposizione contenuta nell’articolo 30 del decreto 13/2024 (concordato tributario), che prevede che tasse e contributi previdenziali vengano versati in base al reddito concordato. «L’applicazione alle Casse – spiega il presidente Adepp Oliveti – sarebbe lesiva dell’autonomia gestionale, organizzativa e contabile sancita dalle leggi dello Stato e più volte ribadita dalla giurisprudenza». L’imponibile previdenziale degli iscritti alle Casse continua ad essere calcolato, quindi, senza variazioni.
Il decreto 13 all’articolo 30 prevede che: «Gli eventuali maggiori o minori redditi ordinariamente determinati, rispetto a quelli oggetto del concordato, non rilevano, ai fini della determinazione delle imposte sui redditi nonché dei contributi previdenziali obbligatori…». Una norma che, sottolinea Adepp, non si può applicare alle Casse di previdenza perché ne metterebbe a rischio la stabilità finanziaria. Una posizione unanime e concorde da parte di tutte le Casse che hanno condiviso l’esigenza, attraverso un comunicato diffuso il 27 marzo, di separare la componente fiscale da quella previdenziale. Le Casse di previdenza, privatizzate con il Dlgs 509/94 e istituite con il Dlgs 103/96 sono autonome, sottolinea Oliveti, «se ci vengono imposta dall’esterno condizioni che ci possono danneggiare la nostra stabilità viene lesa la nostra autonomia, già riconosciuta in passato sia dal Corte di cassazione sia dalla Corte costituzionale».
