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Il concordato chiede di più a 1,5 milioni di partite Iva

Con punteggi sotto la soglia di affidabilità si alza l’asticella per aderire

Il concordato preventivo chiede uno sforzo maggiore a circa 1,5 milioni di partite Iva nelle pagelle fiscali. Le prime proiezioni sui dati delle dichiarazioni dei redditi (periodo d’imposta 2022) mostrano come circa il 56% della platea sia sotto la soglia dell’8, dalla quale parte il regime premiale. È la prevedibile linea di demarcazione a partire dalla quale il Fisco comincia a “misurare” la piena affidabilità fiscale su cui verrà tarato il percorso di avvicinamento al reddito richiesto per il patto biennale. Un percorso che, come hanno avuto modo di anticipare sia il viceministro dell’Economia Maurizio Leo sia l’amministratore delegato di Sogei (si veda «Il Sole 24 Ore» dell’8 febbraio), sarà progressivo, senza quindi chiedere strappi “eccessivi” che potrebbero anche indurre a non aderire alla proposta. Detto in altri termini, non sarà richiesto un salto immediato, ad esempio, da chi aveva «3» in pagella all’«8» ma l’obiettivo è arrivare a far salire di punteggio chi finora è risultato meno propenso ad aumentare il livello dei redditi dichiarati.

Le cifre ancora in evoluzione su cui è stato avviato il confronto con le categorie produttive, anche in vista dei correttivi da apportare agli Isa (gli indici sintetici di affidabilità fiscale), hanno fatto segnare un aumento complessivo della platea di chi ha compilato i modelli: si è passati da 2,4 milioni per le dichiarazioni 2022 a poco più di 2,7 milioni per le dichiarazioni 2023. In sostanza si è tornati ai livelli pre Covid, non caratterizzati da tutta una serie di esoneri dall’obbligo di compilazione ai fini fiscali a causa delle restrizioni alle attività economiche imposte per evitare il diffondersi della pandemia. Potenzialmente quindi c’è un numero più alto di ditte, società, professionisti e autonomi che possono essere interessati a un accordo con il Fisco per blindare il reddito e quindi le imposte da pagare per due anni, come previsto dal Dlgs 13/2024 attuativo della delega fiscale.

Allo stesso tempo, i dati sul regime premiale fanno registrare che poco meno di uno su due (circa il 44%) ha accesso ai vari livelli di vantaggi offerti dal Fisco a chi è ritenuto più affidabile. Essenzialmente si tratta di una serie di benefici che vanno dalla semplificazione delle procedure su rimborsi e compensazioni all’esclusione dal regime delle società di comodo, fino ad arrivare allo stop a una serie di accertamenti come quelli basati sulle presunzioni semplici. La distribuzione all’interno dei macro settori di attività conferma i “pesi” registrati negli ultimi anni: ad esempio, nel caso dei professionisti la quota di voti fall’«8» a salire è superiore alla metà di tutta la categoria.

L’attesa è ora tutta proiettata sull’elaborazione del software per il calcolo del reddito per l’accordo con il Fisco. Già dai prossimi appuntamenti con le categorie produttive si dovrebbe avere un quadro più aggiornato dei dati da inserire in una sorta di “super pagella fiscale”, che dovrebbe pescare da una serie di dati ulteriori tuttora disponibili per elaborare una proposta biennale in linea con quanto i singoli contribuenti siano in grado poi concretamente di accettare (e rispettare). La “sintesi” del concordato poi dovrebbe essere riportato in un nuovo prospetto (attualmente denominata sezione «P»), che viaggerà come sorta di chiusura a Redditi e agli Isa. Sarà complessivamente composta da dieci campi, tra cui quelli relativi ai dati contabili (con l’indicazione del reddito e del volume d’affari Irap rilevante per il concordato) e la casella di accettazione da flaggare.

Intanto con il Dlgs sanzioni (sempre attuativo della delega fiscale) approvato in prima lettura mercoledì 21 febbraio in Consiglio dei ministri è arrivato un ulteriore incentivo ad accettare: una stretta sull’applicazione delle penalità amministrative accessorie in caso di violazioni per chi non aderisce al concordato o incappa in una delle cause di decadenza.

 

Fonte: Il Sole 24ORE

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