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Partite Iva, su apertura e chiusura autovalutazione dopo la stretta

L’apertura, la gestione e ora anche la chiusura di una partita Iva fanno scattare analisi delle Entrate sul contribuente.

L’apertura, la gestione e ora anche la chiusura di una partita Iva fanno scattare analisi delle Entrate sul contribuente. L’obiettivo del Fisco è individuare profili di rischio che possono portare alla chiusura d’ufficio della partita Iva, alla limitazione delle attività imprenditoriali e professionali e all’applicazione di sanzioni. E da quest’anno diventa più difficile riaprire una partita Iva, nei primi 12 mesi dalla chiusura di una precedente posizione. In questi casi, infatti, per la riapertura della partita Iva il fisco richiede la presentazione di una fideiussione.

Questi effetti derivano dalle modifiche apportate, dalle leggi di bilancio del 2023 e del 2024, per combattere il fenomeno delle partite Iva fugaci (“apri e chiudi”) che nascendo e morendo nell’arco di poco tempo sfuggivano al controllo dell’Amministrazione finanziaria e, nel frattempo, realizzavano grandi e piccole evasioni (consapevoli o meno).

I controlli scaturiti proprio dall’introduzione già dall’anno scorso dei primi presidi di analisi hanno portato a ben 1.221 provvedimenti di cessazione d’ufficio della partita Iva, al 31 luglio scorso.

Questa stretta normativa che si abbina a un’attività di monitoraggio informatico automatizzato, però, potrebbe coinvolgere (almeno in termini di selezione e di controllo) anche soggetti che, in perfetta buona fede, cambiando la loro attività, ad esempio per passare da uno status di libero professionista a quello di lavoratore dipendente volessero o dovessero, in seguito nel breve periodo, tornare sui propri passi e riaprire una partita Iva.

I controlli in apertura

Il contribuente che vuole iniziare un’attività deve presentare un’istanza direttamente, ovvero tramite il registro delle imprese, alle Entrate. Già questo atto, in base all’articolo 35, comma 15 bis, del Dpr 633/72 determina, in relazione a qualunque posizione, l’attivazione di un controllo automatizzato per individuare elementi di rischio connesso al rilascio della partita Iva (quale la correttezza e la coerenza dei dati forniti). A questi controlli, la legge di bilancio del 2023 ha affiancato, nell’istruttoria di rilascio della partita Iva, da una parte, ulteriori analisi con la possibilità di convocare il contribuente e, dall’altra, in presenza di un precedente decreto di cessazione della partita Iva, la richiesta di una fideiussione (di importo non inferiore a 50mila euro) e l’applicazione per il contribuente di una sanzione di 3mila euro.

Il riscontro delle anomalie riguarda, tra l’altro, il profilo soggettivo del contribuente e si sostanzia anche in un’analisi delle sue competenze professionali, dei requisiti di imprenditorialità e della solidità patrimoniale e finanziaria ovviamente in relazione all’attività svolta. Sotto il profilo oggettivo l’Agenzia riscontra l’esistenza e l’idoneità della struttura organizzativa, le modalità di svolgimento dell’attività dichiarata ed ogni elemento di coerenza rispetto alla stessa.

I controlli in chiusura

La legge di bilancio 2024, integrando ulteriormente il quadro di controllo delle partite Iva ha inserito gli stessi effetti sanzionatori ed eventualmente l’obbligo di fideiussione anche per chi ha chiuso di sua spontanea iniziativa la partita Iva nei mesi precedenti e non solo per la cessazione d’ufficio.

Alla luce di questo nuovo quadro normativo e operativo è necessario, prima di chiedere una partita Iva (per se stessi o in rappresentanza di enti e società), decidere di cambiare attività o cessarla, fare un’autovalutazione per non entrare, già prima che l’attività sia a regime, in contrasto con il fisco.

Fonte: Il Sole 24ORE

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