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Concordato, slitta al 15 giugno l’arrivo del software di calcolo

In base al nuovo calendario ci sono quattro mesi di tempo per aderire: dichiarazioni da inviare entro il 15 ottobre.

Quattro mesi di tempo per decidere se aderire e poi un mese e mezzo per versare le imposte sull’eventuale differenziale di reddito. Il Governo cambia non solo le regole d’ingaggio ma anche i termini per consentire alle circa 4,5 milioni di partite Iva interessate di valutare se accedere al concordato preventivo biennale (per i forfettari al debutto sarà sperimentale e solo per un anno). La revisione del calendario era stata fortemente auspicata sia dal Consiglio nazionale dei commercialisti (con una proposta formulata dal presidente Elbano de Nuccio e dal consigliere delegato alla fiscalità Salvatore Regalbuto e contenuta nelle memorie depositate in commissione Finanze al Senato) sia dalle associazioni di categoria, come ricordato dal viceministro all’Economia Maurizio Leo all’evento organizzato dall’Anc (associazione nazionale dei commercialisti), interloquendo con il presidente Marco Cuchel.

Nella nuova bussola che sarà delineata dalla versione definitiva del decreto attuativo della delega atteso oggi in Consiglio dei ministri, il 2024 trova un debutto più soft. Da un lato, perché l’effetto domino provocato dal rallentamento dell’iter del provvedimento, su cui la commissione Finanze del Senato ha chiesto un supplemento di riflessioni dopo la pausa natalizia per esprimere il parere, ha spostato in avanti il debutto di tutta l’operazione. Dall’altro, perché autonomi, ditte, società e i professionisti che li assistono si trovano chiamati a fronteggiare un nuovo adempimento. Da qui la scelta di fissare la data entro cui l’agenzia delle Entrate metterà a disposizione i software per il calcolo della proposta di reddito concordato entro il 15 giugno 2024 (per il 2025 il termine sarà anticipato al 15 aprile e poi dal 2026 a regime al 1° aprile). A questo punto scatterà una sorta di sdoppiamento per i versamenti d’imposta. I soggetti interessati dalle pagelle fiscali (gli Isa), compresi i forfettari che sono comunque esonerati dal compilarli, potranno effettuare i versamenti entro il 31 luglio solo per il 2024, senza tener conto dell’eventuale differenza di maggior reddito oggetto di concordato. Questo consentirà almeno per quest’anno di evitare il tradizionale appuntamento con la richiesta di proroga dei versamenti risultanti dalle dichiarazioni dei redditi che, a in base al calendario ordinario, sono in scadenza il 30 giugno. Con questo dovrebbero essere garantiti anche i tempi supplementari per versare poi entro il 20 agosto (alla ripresa dopo la “pausa di Ferragosto”) con la maggiorazione dello 0,40 per cento.

I conti con il concordato preventivo si faranno almeno per quest’anno in autunno. Il termine per la trasmissione telematica della dichiarazione dei redditi sarà, infatti, il 15 ottobre 2024, con una deroga rispetto al termine unico appena fissato al 30 settembre dal decreto Adempimenti (Dlgs 1/2024) attuativo sempre della delega fiscale. Sarà il 15 ottobre 2024 la data cerchiata in rosso sul calendario per decidere se prendere o lasciare. Con la conseguenza che, però, chi si impegnerà ad accettare la proposta del Fisco si sobbarcherà non solo gli onori (legati soprattitto a un imponibile e a un’imposta sui redditi “bloccata “ per due anni) ma anche gli oneri. Infatti dal termine ultimo per la presentazione telematica della dichiarazione, scatterà il conto alla rovescia per il versamento del secondo acconto attualmente in scadenza il 30 novembre, in cui invece bisognerà tener conto dell’eventuale maggior reddito accettato: bisognerà effettuare, infatti, il pagamento dell’extra rispetto a quanto pagato in estate. Sulla data, però, potrebbe abbattersi anche l’eventuale riproposizione della rateizzazione degli acconti, che è stata sperimentata con il decreto Anticipi solo per le partite Iva individuali con ricavi o compensi fino a 170mila euro. In ogni caso, una volta preso l’impegno con il concordato, si dovrà prestare molta attenzione a quanto versare, perché il Fisco potrà procedere ai controlli automatizzati tra quanto stabilito con il concordato e l’importo inserito nell’F24, con la possibilità quindi di richiedere quasi in tempo reale le somme che non sono state pagate.

Fonte: Il Sole 24ORE

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