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Per i commercialisti parte subito la rivoluzione della riforma fiscale

Potenziate le verifiche preventive con la cooperative compliance, lavoro concentrato nella prima metà dell’anno per le realtà più piccole.

Per i commercialisti l’anno appena iniziato sarà un grande banco di prova: a cominciare dalla riforma fiscale, con i decreti attuativi già in vigore e in arrivo, che rivoluzionerà l’organizzazione dello studio. Tra rinvii e rateizzazioni Irpef, estensione della cooperative compliance e concordato preventivo biennale per le partite Iva il lavoro per i consulenti tributari sarà del tutto nuovo: più strategia e gestione preventiva dei rischi, meno contenzioso e controlli ex post.

«La cooperative compliance estesa alle aziende con fatturato oltre 750 milioni ci porterà a rafforzare il dialogo preventivo con il Fisco – osserva Francesco Nobili, commercialista e partner di Biscozzi Nobili – ma lavoreremo anche molto con le Pmi per sensibilizzarle ad aderire, su base volontaria, al tax control framework, e tenere sotto controllo i rischi fiscali, anche se credo che per loro andrebbero ampliati i vantaggi per rendere davvero attraente questa scelta». E aggiunge: «Molto lavoro arriverà anche sul fronte internazionale con la partenza della global minimum tax».

Più scettico sulle adesioni volontarie al Tcf, è Arrigo Bandera, commercialista e founding partner dello Studio Bandera: «Un impatto significativo per noi ci sarà solo dal 2028 quando la soglia per la cooperative compliance si abbasserà a cento milioni. Per ora i vantaggi sul fronte sanzionatorio sono pochi rispetto ai costi che una piccola azienda dovrebbe sopportare. Difficile pensare che riesca ad assumere le risorse che sono necessarie per una piena compliance fiscale». Bandera piuttosto vede già un importante flusso di lavoro sul fronte Esg. Anche se per ora l’obbligo del report di sostenibilità riguarda solo le grandi realtà «queste aziende – spiega – hanno già cominciato a cascata a monitorare i propri fornitori, anche i più piccoli, sui fattori Esg». Per supportare questi processi gli studi professionali devono cambiare e aprirsi ad altre professionalità. «Servono architetti e ingegneri, ad esempio. Ne abbiamo già al nostro interno».

Punta non solo sulla cooperative compliance ma anche sulle novità in arrivo con la revisione dello Statuto del contribuente, Giuliano Foglia socio fondatore dello studio Foglia & Partners: «In primo luogo il contraddittorio precontenzioso sarà più complesso e importante – osserva – ma decisivo sarà anche l’obbligo di motivazione rafforzata degli atti di accertamento del Fisco». Le Entrate dovranno cioè spiegare perché non hanno tenuto conto delle osservazioni del contribuente rese in prima battuta . «Pena l’annullamento dell’atto – spiega Foglia – e per noi consulenti questo comporta un cambio nella strategia difensiva prima e durante i contenziosi».

Per i commercialisti con studi più piccoli cambieranno i flussi. Lo prevede Renato Burigana, alla guida di Co.ne.pro una rete di oltre 700 studi di piccole e medie dimensioni «con 150mila partite Iva come clienti». «Tra anticipo delle dichiarazioni e concordato preventivo biennale – osserva – il super lavoro si sposterà nella prima metà dell’anno». «Ci sono molti passaggi da verificare: dalle precedenti dichiarazioni alla tracciabilità dei pagamenti – conclude – tutto lavoro straordinario che non sempre riusciremo anche a valorizzare: dopo la pandemia non è semplice addebitare compensi extra anche per nuove attività».

Fonte: Il Sole 24ORE

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