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Concordato preventivo, dichiarazione al 15 ottobre

Sul rinvio del termine per accettare o rifiutare la proposta biennale del Fisco: «Nessuna condizione, piena sintonia con il Parlamento».

Governo pronto a recepire le richieste del Parlamento sul concordato preventivo. Con un calendario che si avvia ad essere più flessibile. Allo studio, infatti, c’è anche lo slittamento del termine della dichiarazione dei redditi al 15 ottobre 2024, che diventerebbe allo stesso tempo la scadenza ultima per le partite Iva per aderire alla proposta biennale di accordo su imponibile e imposte sui redditi da pagare al Fisco.

Un’ipotesi che si abbinerebbe alla richiesta già arrivata dalla commissione Finanze della Camera e fatta propria anche dalla commissione Finanze del Senato: sganciare l’accesso al patto con Fisco dal voto dall’8 in su delle pagelle fiscali. La conferma sull’apertura arriva dal viceministro all’Economia Maurizio Leo al Sole 24 Ore: «Puntiamo ad accogliere le richieste del Parlamento per migliorare lo strumento del concordato preventivo, che è uno dei tre pilastri per il nuovo contrasto all’evasione basato sulla strategia della prevenzione».

A sollevare più di una criticità dello strumento è stato ieri su queste colonne il presidente della commissione Finanze del Senato, Massimo Garavaglia, che è comunque pronto a mettere in campo anche l’ipotesi di condizionare il parere positivo allo schema di decreto legislativo all’allargamento della platea del concordato senza il vincolo dell’8 in pagella. «Nessuna forzatura – ha sottolineato ancora il viceministro Leo – rimarcando la piena sintonia con cui Governo e Parlamento hanno esaminato e licenziato sette decreti attuativi della delega fiscale, i quali sono già quasi tutti pienamente operativi».

A convincere governo e Parlamento sulla necessità di rimuovere l’obbligo dell’8 in pagella per accedere al concordato sono state anche le associazioni di categoria interpellate sul tema. A detta delle categorie produttive e del mondo professionale, questo vincolo finirebbe con il comprimere troppo la portata del reddito concordato, che ha come finalità evidente quella di portare a far emergere nuovo imponibile con la promessa di cristallizzare quell’importo per un biennio senza quindi nuove richieste (solo sulle imposte sui redditi) del Fisco ai contribuenti. Del resto, solo con l’8 in pagella resterebbe fuori il 55,4% della platea dei soggetti Isa (i forfettari hanno infatti una disciplina su misura), che vorrebbe dire 1,4 milioni di partite Iva.

Oltre a rimuovere questa limitazione, che però avrà giocoforza come conseguenza la necessità di accettare un risultato tanto più alto quanto più si è lontani da una soglia considerata affidabile (appunto l’8 in pagella fiscale), il viceministro Leo annuncia che punta a far propria una sollecitazione arrivata dal Consiglio nazionale dei commercialisti (Cndcec) presieduto da Elbano de Nuccio, che con il consigliere delegato alla fiscalità Salvatore Regalbuto ha elaborato una serie di proposte correttive contenute in una memoria consegnata proprio alla commissione Finanze del Senato. «Siamo pronti a spostare la data di trasmissione telematica delle dichiarazioni – spiega Leo – al 15 ottobre 2024». Uno slittamento rispetto all’unificazione della scadenza di invio delle dichiarazioni al 30 settembre prevista dal decreto attuativo della delega sugli adempimenti. Questo dovrebbe comportare la possibilità di accettare il concordato preventivo proprio fino al termine del 15 ottobre, rispetto alla finestra che per il solo per 2024 è attualmente prevista con una vera e propria corsa contro il tempo tra il 21 e il 31 luglio.

Di fatto, questo dovrebbe essere consentito da un duplice ordine di fattore. Da un lato, l’elaborazione della proposta di concordato preventivo da parte del Fisco che avverrà sostanzialmente all’atto della compilazione delle pagelle fiscali (in gergo tecnico si chiamano indici di affidabilità fiscale: Isa), in questo snellendo la procedura di invio dei dati, attesa della risposta e successiva accettazione o rifiuto da parte del contribuente. Dall’altro lato, verrebbe sdoppiato il sistema dei versamenti: lasciando in estate quelli “normalmente” dovuti sulla base dei calcoli ordinari e rinviando invece all’acconto di novembre il versamento dell’acconto sull’eventuale differenza del reddito deciso in fase di concordato.

Fonte: Il Sole 24ORE

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