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Professionisti, le date chiave del fisco per il 2024

Legge delega e manovra cambiano il calendario delle scadenze: a luglio il concordato preventivo, settembre sarà il mese delle dichiarazioni.

Il 2024 non sarà sicuramente un anno tranquillo per i professionisti dal punto di vista fiscale. Ad alcune novità previste (come di tradizione) dalla Legge di bilancio all’esame del Parlamento se ne aggiungono diverse contenute nei tanti decreti attuativi della riforma tributaria, che, superata la fase della cornice dettata dalla legge delega (la 111/2023), dovrebbero essere approvati entro dicembre ed entrare in vigore dal prossimo anno.

La tabella in pagina ne sintetizza i principali, tenendo tuttavia presente che si tratta– in entrambi i casi – di testi normativi ancora provvisori: seguendo le indicazioni delle commissioni parlamentari, ad esempio, il Governo potrebbe ancora ritoccare qualche data.

L’appuntamento di settembre

Novità per i forfettari a parte, i nuovi adempimenti e le nuove scadenze che attendono i professionisti saranno accelerati dall’anticipazione di due mesi del termine per la presentazione della dichiarazione, che passa da fine novembre a fine settembre. Soprattutto per le professioni contabili, ciò implica necessariamente una diversa organizzazione del lavoro di studio, anche per non rischiare di passare tutto il mese di agosto in balia dei documenti. Un po’ di sollievo dovrebbe arrivare dalla sospensione nei mesi di dicembre e, appunto, di agosto – che dovrebbe essere messa a regime dal decreto sulla semplificazione degli adempimenti – dell’invio da parte dell’Agenzia delle comunicazioni degli esiti dei controlli automatizzati (articoli 36-bis, Dpr 600/1973 e 54-bis, Dpr 633/1972), dei controlli formali (articolo 36-ter, Dpr 600/1973), della liquidazione delle imposte dovute sui redditi assoggettati a tassazione separata (articolo 1, comma 412, legge n. 311/2004) e delle «lettere di compliance» (articolo 1, commi da 634 a 636, della legge 190/2014).

I tempi del concordato

Ben poca cosa rispetto alla autentica rivoluzione che dovrebbe portare – per i professionisti soggetti ad Isa o in regime forfettario – l’avvento del concordato preventivo biennale.

Una procedura che si articola in tre fasi:

1 comunicazione alle Entrate dei dati occorrenti per elaborare la proposta (presumibilmente relativi al 2023), da effettuarsi con modalità telematiche;

2 ricevimento ed analisi della proposta concordataria;

3 eventuale adesione, dopo una decisione non certo semplice in quanto di natura biennale (e, quindi, con vincoli che riguardano non solo compensi e redditi 2024 ma anche gli importi del 2025).

Al netto della probabile modifica dei termini attualmente presenti nello schema normativo – francamente difficili da ipotizzare a pena dell’insuccesso dell’iniziativa – la messa a terra dell’intera procedura comporterà non pochi problemi a tutti i contribuenti interessati e, soprattutto, ai professionisti incaricati di spiegare gli effetti della proposta e di assisterli nella relativa decisione. Proprio per questo, lo schema di decreto prevede sin d’ora la proroga a fine luglio dei versamenti per tutti i soggetti che teoricamente potrebbero rientrare tra i destinatari della proposta concordataria, una scadenza pericolosamente vicina a quella delle tradizionali ferie di agosto e, come anticipato, al termine di presentazione delle dichiarazioni 2023.

Le altre scadenze

Le altre novità possono essere suddivise in base agli effetti, positivi o negativi, che riguardano i professionisti interessati. La “stretta” sugli impatriati dal 1° gennaio è meno impattante sui soggetti in possesso dei requisiti di elevata qualificazione o specializzazione rispetto agli altri contribuenti, ma anche per i primi occorrerà fare i conti con diverse novità che ridisegnano il regime specifico. Dovrebbero, invece, essere accolte con favore sia il rinvio (e la possibile rateizzazione) degli acconti di novembre 2023 al 16 gennaio 2024, sia il premio sui nuovi assunti nel 2024, che (seppur con una serie di requisiti e limitazioni da rispettare) interessa anche professionisti individuali e studi associati.

Da apprezzare anche l’innalzamento – in senso sia quantitativo che qualitativo – del limite di importo per il riconoscimento di un fringe benefit in esenzione d’imposta ai dipendenti, seppure la modifica si riferisca al solo 2024 e negli scorsi anni si sia assistito a bonus più generosi, anche riferiti alle spese sostenute per il carburante. Tutti da valutare alla prova dei fatti, invece, i risultati degli esperimenti tesi ad una dichiarazione precompilata anche ai soggetti dotati di partita Iva.

Va, tuttavia, segnalato come tutte le modifiche al reddito di lavoro autonomo previste dalla Legge delega di riforma tributaria – comprese quelle che dovrebbero agevolare le aggregazioni professionali – non sono presenti in alcuno dei decreti attualmente al vaglio delle Commissioni parlamentari e del Governo, il che significa che molto difficilmente potranno entrare in vigore nel 2024.

Fonte: Il Sole 24ORE

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