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Crescono le Stp, aggregazioni record per legali e commercialisti

In 5 anni triplicate le società tra commercialisti (ma solo il 20% fa rete). Boom per gli avvocati a Milano. Insieme, il fatturato raddoppia.

È un processo lento, ma costante quello della aggregazione tra professionisti e della trasformazione dai modelli organizzativi individuali a quelli più strutturati. Nonostante tutti gli ostacoli amministrativi, i disincentivi fiscali e anche le resistenze culturali, nel post pandemia la crescita delle società è evidente: dal 2018 al 2022 le Stp fra commercialisti sono triplicate, quelle tra avvocati o notai, ancora di più sono cresciute oltre il 200 per cento. Ma il record, in percentuale, spetta alle società fra professionisti tecnici che nello stesso periodo sono cresciute di cinque volte, passando da 333 a 1.187. Questi sono i dati censiti nel Registro delle imprese (si veda il grafico a fianco). Certo si tratta di una crescita relativa; i numeri assoluti infatti sono ancora bassi (poco più di tremila le Stp delle aree economico-giuridica e tecnica). Ma è avvenuta tutta in pochi anni, peraltro quelli segnati dalla pandemia. La propensione a esercitare insieme è più forte tra i professionisti non ordinistici (più di uno su due è in società secondo Confprofessioni), e molto meno tra gli ordinistici (74% resta in forma individuale). Ma i segnali positivi su questo fronte sono più di uno.

I commercialisti

A cominciare dall’ultima indagine realizzata dal Consiglio nazionale e dalla Fondazione dei commercialisti sulle dinamiche di reddito dei commercialisti aggregati rispetto a quelli che esercitano in forma individuale. Il moltiplicatore del reddito per chi unisce le forze è pari a 2,4: in pratica, il reddito medio di chi esercita in Stp o studi associati è 2,4 volte più alto rispetto ai singoli o a chi lavora in studi condivisi. Nel 2022, in particolare, gli aggregati hanno potuto contare su un reddito medio di oltre 127.814 euro, a fronte dei 53.044 guadagnati dai singoli, che restano anche al di sotto della media generale per 15mila euro.

Eppure – rileva lo studio – solo il 20% dei commercialisti è riuscito ad aggregarsi, percentuale che precipita all’8% tra gli under 40 e al 16,5% tra le donne. Ma se aggregarsi conviene , e di parecchio, perché poi non lo si fa? Secondo l’indagine potrebbe dipendere, in parte, dal fatto che i vantaggi non sono omogenei e dipendono, ad esempio, dal grado di sviluppo del tessuto imprenditoriale della clientela. Ad Avellino il multiplo vale 1,32 volte, a Milano 3,29. «È necessario intervenire con strumenti di incentivazione e di promozione», sollecita lo studio, che chiede di coinvolgere i giovani e «i network professionali che, grazie anche alle tecnologie, possono favorire il superamento dei gap territoriali».

Gli avvocati

Anche nel mondo legale è evidente il trend in aumento dell’esercizio dell’attività in forma aggregata. A Milano – piazza che spesso anticipa le tendenze nazionali – secondo i dati dell’Ordine locale, in pochi anni le società tra avvocati (Sta) sono più che triplicate, passando dalle 44 del 2019 alle attuali 141. Sono invece in sostanza stabili i numeri degli studi associati (1.029 nel 2019, 1.001 oggi) e delle società tra professionisti (Stp), in cui possono entrare anche professionisti diversi dagli avvocati (26 nel 2019, 21 ora). Dati comunque ancora contenuti se messi in relazione con la platea degli avvocati del Foro milanese, che conta 21.653 professionisti.

«La costituzione di Sta – ragiona il presidente dell’Ordine di Milano, Antonino La Lumia – risponde alle esigenze dei clienti e alla società che cambia: gli avvocati si sono resi conto che occorrono una consulenza di alta qualità e multidisciplinarietà». Una spinta alle aggregazioni, in futuro, potrebbe arrivare dalla riforma fiscale che, tra le altre cose, delega il Governo a prevedere la neutralità fiscale delle operazioni di aggregazione degli studi professionali. «Neutralità significa offrire la possibilità di aprire nuove strade – osserva La Lumia – e incentivare l’evoluzione che sta avvenendo nel mondo delle professioni».

Fonte: Il Sole 24ORE

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