Cerca
Close this search box.

L’intelligenza artificiale cambia il 75% dei lavori: ecco come

L'IA creerà lavoro in 9 settori su 23, tra cui telecomunicazioni, public utilities, chimica, cura, educazione e risorse umane.

Il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro è destinato a scendere, dal picco del 70% delle figure tecnico ingegneristiche e degli operai specializzati? Uno Studio predittivo sul futuro delle competenze nell’era dell’intelligenza artificiale di Manpowergroup, Ey e Sanoma, prova a dare una risposta su un arco di tempo lungo, analizzando settori e profili.

Nel nostro Paese emergono molte criticità perché, all’ormai cronico mismatch, si aggiungono le difficoltà di un sistema formativo che fatica a tenere il passo dei ritmi sempre più veloci dell’innovazione tecnologica nelle aziende. Troppo, per scuola e Università.

L’onda su banche e assicurazioni

Con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale la domanda di lavoro aumenterà in 9 settori su 23: tra questi ci sono le telecomunicazioni, le public utilities e la chimica, ma anche servizi di cura, di educazione, formazione e di gestione delle risorse umane.

Tra quelli in cui si prevede che la domanda di lavoro aggregata diminuirà ci sono invece banche e assicurazioni, che hanno da tempo intrapreso un percorso di ristrutturazione legato all’uso delle tecnologie dei dati.

Disaggregando le previsioni per le singole professioni, l’impennata della domanda riguarderà ingegneri e fisici il cui fabbisogno crescerà del 7%, ma anche analisti di mercato e psicologi del lavoro e della formazione (+3%). Crescerà la domanda di profili ad alto contenuto creativo, come architetti, progettisti, pianificatori, ma anche le professioni legate al marketing e alle vendite (+5%).

L’impatto dell’Ai sulla riorganizzazione dei processi e dei modelli lavorativi sarà evidente nella crescita della domanda di professioni manageriali.

L’impatto dell’AI

L’elemento positivo che emerge dallo studio è che nel prossimo decennio non vedremo solo l’effetto di sostituzione del lavoro umano con l’intelligenza artificiale. In Italia la domanda di lavoro continuerà a crescere, anche se la crescita rallenterà a partire dal 2024 e poi, in modo più significativo, dal 2027, con la maggiore diffusione di soluzioni di intelligenza artificiale generativa e robotica avanzata nelle aziende.

L’elemento che potrebbe essere considerato problematico riguarda invece la domanda di profili professionali a livello di qualifica media che hanno a che fare con la gestione dati. Ci sarà infatti sempre meno bisogno di tecnici, conduttori d’impianti, lavoratori della logistica e di chi svolge mansioni d’ufficio.

I green jobs

Un altro cambiamento che le imprese dovranno gestire e che avrà un impatto sul mercato del lavoro è legato alla sostenibilità e agli obiettivi ESG – Environmental, social, governance: nei prossimi anni, su queste competenze dovrà formarsi oltre il 60% dell’attuale forza lavoro.

Dal momento che il 94% delle organizzazioni globali ammette di non avere tutti i professionisti necessari e il 70% si sta già muovendo per assumerli, vedremo una forte crescita dei cosiddetti green jobs. Tra le professioni verdi del futuro ci sono sicuramente ingegneri di fonti di energia rinnovabili e della mobilità elettrica, ma anche manager come chief sustainability officer e manager dei rischi ambientali.

La domanda cambia

Visto che in prospettiva tre quarti delle professioni muterà significativamente, lo studio, elaborato grazie a tecniche di Ai e algoritmi di machine learning, vuole essere uno strumento per le organizzazioni, gli enti di formazione e i decisori pubblici per intervenire nel lungo periodo.

Donato Ferri, EY Europe West Consulting Managing Partner afferma che «nel prossimo decennio i profili la cui domanda registrerà una maggior crescita sono sì legati alla pervasività della tecnologia, ma anche alla progettazione di nuovi modelli di lavoro e di collaborazione tra le persone.

Non soltanto la relazione tra “uomo-macchina” evolverà strutturalmente, ma vedremo nuove forme di lavoro a distanza e diverse opportunità di collaborazione nelle catene del valore e tra ecosistemi interconnessi».

Neolaureati disallineati

Il disallineamento tra le competenze dei neolaureati italiani e i lavori di primo impiego crescerà in modo significativo nel decennio, soprattutto in uscita dai percorsi STEM, in scienze e tecnologie agrarie, biotecnologie, scienze e tecnologie informatiche, disegno industriale, per citare alcune discipline.

Ma crescerà anche tra i lavori di primo impiego più frequenti tra i laureati triennali, come tecnici programmatori, grafici, tecnici agronomi. Nei curriculum delle classi di laurea, meno soggetti a modifiche nel breve periodo, si sta infatti creando un disallineamento tra le esigenze del mercato del lavoro e i tempi di risposta dell’Università.

Proprio per questo, Anna Gionfriddo, ad di ManpowerGroup Italia, spiega che «è necessario intensificare le azioni di upskilling e reskilling a breve termine, anche attraverso gli strumenti e i fondi a disposizione, per fornire le competenze per le migliaia di posizioni vacanti per raggiungere gli obiettivi del Pnrr». Un rimedio al talent shortage e al mismatch sarà offerto dalla formazione dove l’integrazione dell’intelligenza artificiale renderà più semplice e rapido allineare le offerte dei sistemi di istruzione alle trasformazioni del mercato del lavoro.

Il ruolo della scuola

Dall’onda di cambiamento che è arrivata nelle imprese non potrà considerarsi esonerata la scuola. Mario Mariani, ad di Sanoma Italia ne sottolinea «il ruolo essenziale, sotto diversi aspetti: da un lato, fornendo le skills sociali, cognitive ed emotive che permetteranno ai ragazzi di entrare e di adattarsi ad un mercato del lavoro in continua e veloce trasformazione. Un altro obiettivo è però aiutare i giovani a individuare il percorso professionale migliore: per questo l’orientamento è diventato centrale nel percorso formativo».

Fonte: Il Sole 24Ore

Condividi questo articolo

Notizie correlate

Desideri maggiori informazioni su bandi, finanziamenti e incentivi per la tua attività?

Parla con un esperto LHEVO

business accelerator