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Partite Iva, subito gli acconti a rate per oltre metà degli autonomi. Possibile rincaro per l’imposta di successione

Autonomi e professionisti con un volume d'affari fino a 170mila euro possono posticipare acconti fiscali o pagare in rate entro gennaio 2024.

Acconti a rate delle partite Iva, si parte subito. Autonomi e professionisti con volume d’affari fino a 170mila euro (questa sarebbe l’ultima asticella fissata dai tecnici del Mef per delimitare la platea), potranno scegliere di non versare gli acconti Irpef, Ires o Irap entro il prossimo 30 novembre, ma optare per un pagamento in unica soluzione entro gennaio 2024 o al contrario dilazionare in cinque rate il versamento degli acconti d’imposta.

La novità, spinta dalla Lega e soprattutto dal presidente della commissione Attività produttive della Camera Alberto Gusmeroli, dovrebbe entrare nel decreto anticipi atteso lunedì con la manovra. Avrà un impatto di cassa (fabbisogno, e non deficit) di circa 2,5 miliardi, e consentirà alle partite Iva di non dover più chiedere finanziamenti per anticipare allo Stato le imposte, e metterebbe fine alla possibilità di andare a credito d’imposta avendo comunque anticipato le imposte.

Si tratta comunque del primo passo. Come più volte sottolineato da Gusmeroli, nel 2024 gli acconti a saranno affinati e messi a regime per consentire ai contribuenti di dilazionare i versamenti su 12 mesi. Il monitoraggio sul funzionamento del primo step della misura, che riguarderà oltre la metà delle partite Iva, sarà a fine marzo quando il ministero dell’Economia potrà assicurare a Istat ed Eurostat la corretta contabilizzazione di almeno tre dei cinque versamenti rateizzati. Se tutto andrà bene la rivoluzione per autonomi, imprese e professionisti si completerà con l’addio definitivo alla ritenuta d’acconto e la possibilità di optare per gli acconti a rate anche per dipendenti e pensionati.

L’aumento dell’imposta di successione

Con il decreto fiscale collegato alla legge di bilancio potrebbe arrivare un ritocco al rialzo dell’imposta di successione. Il condizionale è d’obbligo perché sull’aumento del tributo la maggioranza è divisa, soprattutto con Forza Italia che anche nelle ultime riunioni sull’intera manovra continua a dire a no a qualsiasi tipo di aumento. La misura, fortemente in bilico e sui cui si pronuncerà il Consiglio dei ministri, dovrebbe prevedere comunque un mini ritocco al rialzo portando l’imposta di successione dall’attuale 8% al 10% per gli eredi indicati dal de cujus oltre il quarto grado di parentela.

Fonte: Il Sole 24Ore

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