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Taglio Irpef solo per il 2024. Mini Ires, fuori gli investimenti

Il consiglio dei ministri esaminerà bilancio e manovra, ma l'attenzione principale sarà sui decreti per avviare la delega fiscale.

Nel consiglio dei ministri che lunedì mattina sarà chiamato a esaminare il progetto di bilancio da inviare a Bruxelles e i primi schemi della manovra, il piatto forte sarà in realtà rappresentato dalla coppia di decreti legislativi con cui partirà l’attuazione della delega fiscale. Accanto al provvedimento sulla tassazione internazionale (articolo a fianco), approderà infatti un decreto dall’etichetta accattivante di “taglia-tasse”, biforcato per dedicarsi sia alle persone fisiche sia alle imprese. Alle prime guarderà l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef, che alzerà da 15mila a 28mila euro l’attuale richiesta minima del 23%, le attività economiche vedranno invece il debutto della mini-Ires al 15%. Ma in entrambi i casi, le novità si riveleranno meno ambiziose del previsto. Il taglio Irpef infatti partirà con una copertura integrale limitata al prossimo anno, e quindi imporrà alle manovre successive un’ipoteca aggiuntiva a quella già determinata dalla riduzione del cuneo fiscale, anch’essa in via di proroga solo annuale con la legge di bilancio. La mini-Ires, che conti permettendo si dovrebbe tradurre in un’aliquota del 15%, quindi nove punti sotto il 24% attuale, sarà riservata solo a chi aumenterà il numero di lavoratori assunti a tempo indeterminato, e non premierà quindi gli investimenti qualificati diversi da quelli nel capitale umano.

Gli spazi di bilancio del resto sono quelli che sono, e vanno rafforzati con coperture strutturali difficili però da trovare. Nel caso del taglio Irpef, per esempio, la riduzione degli sconti fiscali (l’ipotesi è ancora quella di far scendere da 120mila a 100mila la soglia di reddito che inizia ad alleggerirli) porterà solo uno dei quattro miliardi necessari. Il che impone di lavorare nei prossimi mesi alle coperture per replicare il taglio dal 2025 in poi.

Anche la mini Ires, si diceva, si prospetta in versione ridotta rispetto alle ipotesi della vigilia. L’incentivo sarà infatti riconosciuto solo alle imprese che a partire dai prossimi due anni d’imposta incrementeranno il numero dei lavoratori a tempo indeterminato e si impegneranno a non distribuire gli utili. Rinviata al momento, invece, l’applicazione dello sconto Ires per gli investimenti qualificati come prevedeva la delega fiscale. È una scelta diventata obbligata per il Governo alla luce della Global Minimum Tax e del disegno di legge delega sul riordino degli inventivi alle imprese ancora in discussione alle Camere. Secondo questa delega, infatti, il contribuente che beneficia del taglio dell’Ires deve rinunciare agli altri incentivi, opzione quasi impossibile dettata come detto dall’incertezza del quadro normativo in evoluzione.

Il regime naturale dell’Ires diventa dunque quello ridotto al 15% per le nuove assunzioni. L’impresa che vorrà restare con l’aliquota ordinaria al 24% per continuare a sfruttare le altre agevolazioni dovrà infatti indicarlo in dichiarazione. Il decreto dovrebbe prevedere poi dei coefficienti di maggiorazione dello sconto fiscale per chi assume determinate categorie di lavoratori, per esempio i titolari di reddito di cittadinanza. Per le società semplici e i professionisti l’incentivo prenderà invece la forma di una maggiorazione del costo deducibile sostenuto per le nuove assunzioni. Ai primi passi attuativi della delega dovrebbero poi seguire a stretto giro altre tappe: «Entro fine mese – ha anticipato infatti il viceministro all’Economia Maurizio Leo – metteremo in consultazione anche i nuovi testi unici».

Dominato dal Fisco, il cdm di lunedì dovrebbe completarsi poi con il decreto anticipi. Due dei 3,2 miliardi del provvedimento saranno dedicati all’una tantum per gli statali, che non si occuperà però della Pa locale. In quel caso, dovrebbero essere le singole amministrazioni a provvedere con fondi propri: ipotesi complicata al momento.

Fonte: Il Sole 24Ore

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