Dallo scorso mese di agosto, una commissione di esperti incaricati dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, è al lavoro per predisporre una proposta per avviare il nuovo concordato preventivo biennale (Cpb), introdotto nel nostro ordinamento dall’articolo 17, comma 1, lettera g), punto 2), dalla legge 111/2023 (delega fiscale). L’obiettivo è quello di partire già con il biennio 2024-2025. La proposta di concordato verrà elaborata dall’agenzia delle Entrate e sarà data la possibilità di aderirvi ai lavoratori autonomi, professionisti e imprese, con un fatturato fino a 5,1 milioni di euro – rientrante quindi nella soglia Isa – compresi i soggetti che applicano il regime forfettario.
Si tratta di una platea che nel 2022 constava:
• di circa 2,4 milioni di soggetti, che avevano presentato gli Isa;
• di oltre 2 milioni di soggetti forfetari, con ricavi o compensi fino a 85mila euro.
I tre punti chiave
L’infrastruttura del Cpb si fonda su tre capisaldi:
1) l’agenzia delle Entrate, dopo un contraddittorio semplificato, proporrà ai contribuenti rientranti nei limiti, un reddito concordato valido per il biennio su cui calcolare le imposte;
2) il contribuente che accetterà la proposta, non pagherà imposte e contributi sull’eventuale reddito eccedente rispetto a quello proposto, ma dovrà comunque dichiarare tutti gli introiti al Fisco e applicare l’Iva con le regole ordinarie;
3) decadrà dal Cpb chi non documenta correttamente i ricavi del biennio o di anni precedenti, per un importo significativamente superiore rispetto al dichiarato, o comunque chi commetterà gravi violazioni.
Il reddito proposto sarà calcolato tramite un algoritmo ancora in corso di definizione, la cui base di riferimento saranno soprattutto i dati dichiarati nei modelli Isa, cui si aggiungeranno le ulteriori informazioni raccolte o acquisite dalle diverse banche dati della pubblica amministrazione, nonché le stime sull’andamento dell’economia, per quanto prevedibile.
Per i soggetti forfettari, che non sono tenuti alla compilazione degli Isa, l’algoritmo andrà studiato sulla base di altri criteri, ad esempio sui dati e sull’andamento del fatturato, tenuto conto che dal 2024 anche per essi vi sarà l’obbligo generalizzato della fattura elettronica.
L’utilizzo delle informazioni
Le informazioni raccolte o acquisite dalle diverse banche dati della pubblica amministrazione riguarderanno, sostanzialmente:
1) le analisi tributarie dell’agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza, comprese quelle sulle fatture elettroniche;
2) le informazioni sul contribuente ricavate dal web, ad esempio monitorando i siti dedicati alla cessione di beni e servizi per individuare chi vende senza identificativo fiscale o chi incrementa il proprio giro d’affari.
I tempi stretti
Dal punto di vista operativo preoccupano le tempistiche strette, nel caso di scelta del Cpb fin dal prossimo anno, e la sovrapposizione con le attività e le scadenze della dichiarazione dei redditi.
Su questi aspetti è urgente un confronto con l’Amministrazione finanziaria per verificare fattibilità tecnica e pro e contro delle varie opzioni. AssoSoftware, insieme alle aziende associate, si rende disponibile fin d’ora per dare il proprio contributo.
Fonte: Il Sole 24Ore