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Esportazione diretta in Inghilterra, fattura da emettere al momento della spedizione

Per le cessioni di beni non presenti sul territorio britannico al momento della vendita, viene meno la disciplina degli scambi intraUe.

La domanda

Una società italiana, una volta ricevuto l’ordine dal cliente inglese (B2B), intende esportare direttamente i propri beni nel territorio britannico, senza avvalersi di una stabile organizzazione o di uno spedizioniere. Il valore della merce è superiore a 135 sterline. A tal fine dovrà dotarsi di partita Iva e codice Eori britannici. Provvederà, quindi, allo sdoganamento dei beni e al versamento dell’Iva all’amministrazione finanziaria inglese. Emetterà poi la fattura al proprio cliente inglese (B2B) addebitandogli l’Iva eventuale, con l’aliquota inglese del 20% o quella prevista in base al tipo di prodotto venduto. La liquidazione periodica dell’Iva inglese avverrà in loco. La società italiana è tenuta ad effettuare (preventivamente o successivamente) qualche comunicazione ai fini Iva all’agenzia delle Entrate italiana ? Deve istituire uno specifico registro sezionale delle vendite di merce in Inghilterra ? La fattura va emessa quando la merce parte dall’Italia verso la dogana, al momento in cui viene sdoganata oppure quando viene ceduta al cliente inglese?
L. G. – Treviso

A partire dal 1° gennaio 2021, ovvero dopo la Brexit, in riferimento alle cessioni di beni non presenti sul territorio britannico al momento della vendita, in quanto spediti da territorio europeo, viene meno la disciplina degli scambi intraUe. La gestione dell’Iva dipende dal soggetto che si prenderà a carico le formalità doganali in base alle disposizioni di resa praticate (Incoterms). Nel caso in cui il cliente britannico (business) procedesse allo sdoganamento (i.e. importazione) dei beni di valore superiore a 135 sterline, l’operazione per il fornitore italiano sarà un’esportazione. In questo caso il fornitore italiano non avrà bisogno della partita Iva ed Eori britannico, ma basterà avere l’Eori e la partita Iva europea (fatturando, dunque, non imponibile Iva).

Se invece fosse il fornitore italiano a fungere da importatore, allora quest’ultimo dovrà sdoganare i beni e addebitare successivamente l’Iva britannica alla vendita, se applicabile. Il fornitore avrà dunque bisogno di una partita Iva ed Eori inglese. In quest’ultimo caso, il fornitore italiano/importatore in Inghilterra potrà contabilizzare l’Iva all’importazione direttamente nella propria dichiarazione Iva periodica in Inghilterra, posticipando quindi la liquidazione e l’assolvimento dell’Iva altrimenti dovuta ad ogni importazione di merce. Sebbene tali operazioni sono rilevanti ai fini Iva in Inghilterra, sarà utile tenere traccia delle stesse anche nella propria contabilità nazionale.

Quanto alla fattura, in linea generale, è bene ricordare che per il fornitore italiano l’esportazione deve risultare da documento doganale, o da vidimazione apposta dall’ufficio su un esemplare della fattura ovvero su un esemplare della bolla di accompagnamento, che vanno emesse al momento della spedizione, dovendo accompagnare il bene in dogana in modo da consentire il compimento delle operazioni doganali.

Fonte: Il Sole 24Ore

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