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Il prezzo del gas torna a preoccupare: pesano le tensioni in Australia

Ad Amsterdam si rivede quota 40 euro per megawattora (+10%). Lo sciopero dei dipendenti di alcuni impianti portano incertezza.

Giornata all’insegna dell’incertezza per il mercato del gas naturale, che ad Amsterdam ha temporaneamente sfondato quota 40 euro al megawattora, prima di ripiegare e risalire nuovamente prima della chiusura. Un rally che ha spaventato i mercati, sfiorando un preoccupante +10% rispetto alla chiusura della scorsa settimana. Dopo l’apertura in salita, col passare delle ore gli aumenti sembravano ridimensionarsi, ripiegando a +4%. Poi la risalita prima della chiusura, col prezzo dei futures di settembre del gas Ttf scambiato all’hub di Amsterdam a 39,98 euro al megawattora.

 

Il fattore Australia

A spingere questa volatilità sul mercato, la prospettiva di un possibile sciopero da parte dei dipendenti di in uno dei principali impianti di esportazione di Gnl in Australia, in cerca di salari più alti e di maggiore sicurezza sul lavoro. Prima dell’apertura dei mercati, Offshore Alliance, un gruppo australiano che rappresenta due sindacati di categoria, ha reso noto che i lavoratori sono pronti a scioperare e dunque a bloccare la produzione. Lo sciopero potrebbe avere inizio a partire dal prossimo 2 settembre, nel caso in cui non si raggiunga un accordo sulla retribuzione. L’avviso si riferisce agli impianti North West Shelf (NWS) di Woodside, che rappresentano circa il 4% della fornitura globale di GNL. Anche i lavoratori di altri due impianti di Gnl offshore, Gorgon e Wheatstone, di proprietà di Chevron, stanno valutando un’azione di sciopero. Insieme, i tre impianti costituiscono circa il 10% della fornitura mondiale di Gnl. Da qui l’impennata dal prezzo dei futures ad Amsterdam.

 

Un fatto di concorrenza

Giova precisare che il Gnl australiano raramente arriva direttamente sulle coste europee. Ciononostante, una possibile interruzione delle forniture globali ha avuto un riverbero importante sul mercato. Anche perché, se gli acquirenti asiatici di gas australiano dovranno cercare alternative, si scatenerà un effetto concorrenza con l’Europa, che fa affidamento sul Gnl da quando la Russia ha tagliato le sue esportazioni di gas da gasdotto a seguito del conflitto in Ucraina.

 

Incertezza e stoccaggio

Il mercato è dunque nella fase dell’incertezza. E il rally ne è una prova: la potenziale interruzione dell’approvvigionamento di GNL va valutata rispetto alle ampie riserve di gas dell’Europa. La scorsa settimana l’UE ha raggiunto il suo obiettivo con più di due mesi di anticipo rispetto al programma, raggiungendo il 91% di stoccaggio. Una situazione che ha contribuito a tenere sotto controllo i prezzi del gas naturale nel Vecchio Continente, dopo i massimi della scorsa estate, quando un megawattora veniva scambiato a oltre 300 euro.

 
 

Fonte: Il Sole 24Ore

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