Con determina del 30 giugno scorso, è stato approvato l’avviso pubblico per il finanziamento di progetti sociali e sociosanitari degli Ets a sostegno del caregiver familiare. Vale a dire coloro che volontariamente, in modo gratuito e responsabile, si prendono cura nell’ambito del piano assistenziale individualizzato (Pai) di una persona cara consenziente, in condizioni di non autosufficienza o necessità. Se pure trattasi di interventi a ristretto raggio d’azione, operanti in specifici territori locali, è indubbio il carattere meritorio di queste misure. Da un lato si interviene, infatti, nei confronti di una categoria che oggi rappresenta circa il 14% della popolazione italiana. Dall’altro, va considerato che tali interventi si inseriscono in un quadro normativo ove sono presenti già altre previsioni di natura fiscale, finanziario o previdenziale.
Ambito soggettivo
A livello soggettivo, l’avviso è rivolto a enti del Terzo settore (Ets) iscritti nel Registro del Terzo settore, ivi incluse le imprese sociali e le coop sociali, nonché, in questa fase transitoria, anche alle Fondazioni dotate della veste di Onlus. Ciò, tuttavia, a patto che tali enti siano attivi nel territorio del distretto centro Nord (Comuni di Ferrara, Copparo, Jolanda di Savoia, Masi Torello, Tresignana, Voghiera, Riva del Po).
La misura: ambito oggettivo e procedura
L’avviso prevede, in sostanza, l’erogazione di contributi entro l’ammontare massimo di 80mila euro per l’anno 2023 da destinare alla realizzazione di interventi di sostegno e soluzione innovative con il coinvolgimento dei caregiver. Si pensi, ad esempio, alle attività di counseling e supporto per le cure domiciliari, nonché alle azioni per il contrasto all’isolamento sociale. Le domande di accesso al contributo dovranno provenire, via Pec, entro le ore 12 del 31 luglio prossimo, secondo la modulistica prevista.
La legge «dopo di noi»
L’avviso in parola si aggiunge alle altre previsioni a carattere nazionale previste in tema di care-giver. Si pensi, ad esempio, della possibilità (prorogata fino al 2022) di richiedere l’anticipo pensionistico (Ape sociale) per i care-giver conviventi da almeno 6 mesi con un disabile grave o della deduzione prevista per le spese mediche generiche e di assistenza.
Quest’ultime sono infatti interamente deducibili dal reddito complessivo anche se sostenute dai familiari dei disabili (caregiver) e anche se non fiscalmente a carico (articolo 10 Tuir). Nonché all’apposito Fondo istituito presso la Presidenza del consiglio per interventi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico della attività di cura non professionale del caregiver (articolo 1, comma 254, della legge 205/2017). Un discorso a parte merita, poi, la legge «dopo di noi» (legge 112/2016). Una legge nata allo scopo di favorire il benessere, l’inclusione sociale e l’autonomia delle persone con disabilità, specialmente in vista del venir meno del sostegno familiare» alla persona disabile. In questo senso, tale normativa prevede che:
• sia istituito un trust, un vincolo di destinazione in base all’articolo 2645-ter del Codice civile oppure un «fondo speciale, composto da beni sottoposti a vincolo di destinazione e disciplinato con contratto di affidamento fiduciario»;
• la «strumentazione» sia istituita in favore di persone con disabilità grave e persegua come finalità esclusiva l’inclusione sociale, la cura e l’assistenza delle persone con disabilità grave.
Al ricorrere di queste ipotesi, scatta l’esenzione da imposta di successione e donazione, nonché da imposta di bollo per i beni soggetti al vincolo del trust, al vincolo di destinazione previsto dall’articolo 2645-ter del Codice civile, e al vincolo del fondo speciale disciplinato con contratto di affidamento fiduciario.
Fonte: Il Sole 24Ore