La domanda
Un contribuente ha ricevuto la CU 2023 relativa alle provvigioni pagate nel 2022 in regime forfettario. La casa mandante ha dichiarato l’importo totale che ha pagato nel 2022 mentre l’agente ha ricevuto con valuta 2 gennaio 2023 l’ultima fattura datata dicembre 2022. Si chiede se si può dichiarare un importo diverso rispetto a quello dichiarato dalla ditta e quali documenti eventualmente archiviare per futuri controlli da parte dell’agenzia delle Entrate oppure se bisogna dichiarare l’importo indicato nella CU 2023 ricevuta.
La determinazione del reddito per il contribuente che opera in regime forfettario è improntata al criterio di cassa e pertanto il periodo d’imposta che rileva per l’imputazione del corrispettivo è quello in cui ne viene conseguito in concreto il pagamento ossia la disponibilità della somma. Quest’ultima, qualora venga adottato l’utilizzo del bonifico, è da ritenersi verificata secondo l’orientamento dell’amministrazione finanziaria, all’atto dell’accredito sul conto corrente , individuabile, in base a una definizione di tecnica bancaria nella “data disponibile”, che indica il giorno a partire dal quale la somma di denaro accreditata può essere effettivamente utilizzata. Quindi, per il documento di prassi non assumono rilievo né la data della valuta, ovvero quella da cui decorrono gli interessi, né il momento in cui il cliente emette l’ordine di bonifico né quello in cui la banca informa l’interessato dell’avvenuto accredito. Nello specifico del quesito il contribuente potrà imputare redditualmente l’importo della fattura emessa nel 2022, ma accreditata nei termini e modalità di cui sopra nei primi giorni dell’anno 2023, in quest’ultimo periodo d’imposta, predisponendo in caso di controllo amministrativo un prospetto di riconciliazione con quanto risulta già certificato dal sostituto nella CU emessa in relazione al periodo d’imposta 2022.
Fonte: Il Sole 24 ORE