Esenzione Iva: in arrivo la proroga al 1° luglio 2024 per gli enti non commerciali. Questo il contenuto dell’emendamento approvato dalle commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera in sede di conversione in legge del Dl 51/2023 (decreto Omnibus). Si tratta di una novità che consentirà uno slittamento di sei mesi rispetto alla data inizialmente prevista dall’articolo 1, comma 683, della legge 246/2021, ovvero il 1° gennaio 2024, per il passaggio dal regime di esclusione a quello di esenzione Iva delle principali attività delle realtà associative.
Sul punto, infatti, al fine di allineare la disciplina Iva interna a quella comunitaria, il legislatore è intervenuto a modificare il trattamento delle prestazioni di servizi e cessioni di beni effettuate in conformità alle finalità istituzionali da parte delle realtà non profit (associazioni politiche, sindacali e di categoria, religiose, assistenziali, culturali, di promozione sociale e di formazione extra-scolastica) nei confronti di soci, associati o partecipanti a fronte di corrispettivi specifici e quote supplementari, attraendole in campo Iva seppur in regime esenzione.
Un quadro normativo, quello appena delineato, che ha destato non poche preoccupazioni tra gli enti associativi che, in assenza della proroga, a partire dal 1°gennaio 2024 si sarebbero ritrovate non solo a rispettare precisi adempimenti (registri Iva e partita Iva) ma anche a considerare alcune operazioni in campo Iva con obbligo di gestione di apposita contabilità separata. Pensiamo, ad esempio, al caso della somministrazione di alimenti e bevande rese nei confronti di soggetti diversi da quelli indigenti o ai corrispettivi specifici del mondo sportivo. In questo senso, quindi, la proroga non può che essere assumere una valenza positiva per le tante realtà associative che si erano mosse per richiedere un intervento in tale direzione.
Si tratta di un emendamento che, da un lato, consente agli enti non commerciali di avere più tempo per mettersi in regola con i nuovi adempimenti legati al passaggio da un regime di esclusione a uno di esenzione Iva. Dall’altro però desta qualche perplessità dal momento che interviene a metà del periodo di imposta creando non poche difficoltà per gli enti associativi.
Sarebbe stato più opportuno prevedere la proroga di un ulteriore anno (ovvero al 1° gennaio 2025). Ciò, infatti, avrebbe consentito non solo di definire in maniera puntuale le operazioni da assoggettare al regime di esenzione in linea con direttiva Iva 112/2006 ma anche di raggiungere, attraverso la riforma fiscale e i suoi decreti attuativi, una più puntuale razionalizzazione del regime Iva previsto per gli enti non commerciali e del Terzo settore.
Fonte: Il Sole 24 ORE