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Partite Iva, slitta a fine agosto il versamento di 16 miliardi

Una proroga attesa da 4,5 milioni di partite Iva che ormai è diventata una tappa fissa, quasi irrinunciabile. Mentre si avvia il percorso per superare il redditometro con un nuovo accertamento sintetico «2.0» mirato sui grandi evasori.

Ma andiamo con ordine. Anche per il 2024 l’appuntamento alla cassa per versare Irpef, con le sue addizionali, Ires, Irap e la Flat Tax al 15% dei forfettari slitta dal 31 luglio al 30 agosto con la consueta maggiorazione dello 0,40% a titolo di interessi. Stavolta le ragioni sono agganciate al concordato preventivo biennale, la cui macchina si è appena messa in moto e che punta a intercettare molti di quei 4,5 milioni di soggetti interessati. E anche se si tratta di una mini proroga di soli 30 giorni, questa pesa tanto per le casse dello Stato: dall’autotassazione delle partite Iva, infatti, l’Erario si aspetta qualcosa come 16 miliardi di euro. A tanto vale, infatti, l’incasso del saldo 2023 e del primo acconto 2024 delle imposte dirette e dell’Irap dovuti da professionisti e imprese.

A fissare la proroga è il decreto legislativo con cui il governo corregge il tiro sul concordato, la cooperative compliance e riscrive il calendario fiscale degli adempimenti tributari. Il cosiddetto correttivo della delega fiscale è stato infatti approvato ieri dal Consiglio dei ministri. La parola ora passa alle Camere per il relativo parere e non sarà un passaggio banale. In quell’occasione, infatti, il Parlamento tra le “condizioni” porrà anche quella tanto cara alla maggioranza, con in prima fila Forza Italia e Lega (che avrebbero voluto già anticipare i tempi nel Dl Coesione al Senato): l’abolizione del redditometro. Un addio comunque calibrato, ha spiegato Maurizio Leo, «che non lascerà impuniti i grandi evasori, andando a ricalibrare lo strumento in funzione del nuovo rapporto di collaborazione tra Fisco e contribuenti che il Governo ha posto alla base della riforma».

La nuova proroga, inserita nell’ultimo articolo relativo alla riscrittura del calendario fiscale, si ferma a venerdì 30 agosto evitando così di dover scivolare al 2 settembre come primo giorno feriale, cadendo il 31 agosto di sabato. Uno slittamento a settembre che contabilmente avrebbe potuto creare possibili problemi di copertura di cassa e di conseguenza la bocciatura della Ragioneria. Con la proroga a fine agosto, ha spiegato ieri il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, si recepiscono le istanze dei contribuenti e dei professionisti che le assistono. Senza la proroga di 30 giorni sarebbe stata a rischio la tregua di Ferragosto con una corsa alla messa a punto delle deleghe di pagamento a pochi giorni dalla pausa estiva.

Quello dei versamenti delle tasse delle partite Iva non è stato il solo differimento approvato ieri. Con il via libera a un nuovo disegno di legge è stata fatta slittare dal 29 agosto al 31 dicembre 2025 la scadenza entro cui il governo potrà esercitare la delega per la riscrittura dei Testi Unici. Le nuove “tavole del Fisco” (nove in tutto quelle predisposte e presentate il 13 marzo scorso dall’amministrazione finanziaria e dal viceministro Leo per poi essere messe in consultazione fino al 13 maggio) devono, infatti, ancora approdare all’esame del Consiglio dei ministri (tre testi unici sono attesi comunque lunedì prossimo). La proroga approvata ieri e spedita in Parlamento per una sua approvazione lampo sposta di fatto l’entrata in vigore dei nuovi testi unici a partire dal 2026.

Ma torniamo al correttivo. Il decreto, come accennato, interviene anche sul concordato preventivo biennale riscrivendo le scadenze per aderire al nuovo strumento di compliance del fisco spostando il termine dal 15 ottobre al 31 ottobre prossimo. Non solo. In caso di adesione l’impatto con le somme richieste dal Fisco potrà essere più soft all’atto del versamento del primo acconto. Chi sceglierà il metodo storico potrà saldare il conto con un’imposta calcolata sulla differenza tra il reddito concordato per il 2024 e il reddito per l’anno 2023 che risulterà dalla dichiarazione. L’aliquota è fissata al 15% per i contribuenti che applicano l’Irpef progressiva o l’Ires, mentre per i forfettari l’asticella è 12% o del 4% (quest’ultimo caso vale per le nuove attività). Sull’Irap, invece, l’imposta in acconto si ferma al 3 per cento.

Il decreto correttivo, inoltre, concede più tempo all’amministrazione finanziaria per rilasciare il software del concordato preventivo riservato agli 1,8 milioni di Partite Iva in regime di Flat Tax: il sistema operativo sarà rilasciato da Sogei, il partner tecnologico dell’amministrazione finanziaria, il prossimo 15 luglio.

Nel fissare le nuove scadenze del concordato il decreto di ieri riscrive anche il calendario spostando definitivamente dal 30 settembre al 31 ottobre il termine per presentare il modello Redditi, Irap e degli Isa. Cambia anche il primo giorno utile da cui è possibile presentare la dichiarazione dei redditi che dal 1° aprile di ogni anno scivola al 15 aprile. Rivisti poi i termini per la Certificazione unica dei redditi. In particolare il decreto dispone che a partire dal 2025 le certificazioni dei redditi che derivano da prestazioni di lavoro autonomo e dei professionisti sono trasmesse online alle Entrate entro il 31 marzo dell’anno successivo.

Fonte: Il Sole 24ORE

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