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Ruffini: «Alert in prima linea e intelligenza artificiale in aiuto dei funzionari»

L’intervista a Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’agenzia delle Entrate.

Sempre più spazio alla compliance. Intelligenza artificiale a supporto dei controlli dei funzionari che, però, continueranno a rivestire il ruolo centrale nell’attività di prevenzione e contrasto all’evasione. 

Un rafforzamento degli organici che entro fine 2025 potranno contare su 11mila nuovi ingressi, ma soprattutto su nuove competenze dall’analisi dei dati alla sicurezza informatica. 

Sono le linee tracciate dal direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, che con Il Sole 24 Ore esamina dal suo ufficio dell’Agenzia i dati del 2023 e già guarda al futuro. 

Obiettivi, quelli dell’anno scorso, raggiunti grazie al dialogo e al confronto continuo con le articolazioni regionali dell’Agenzia nella definizione delle strategie, che ha visto Ruffini impegnato in prima persona in un vero e proprio viaggio sul territorio. 

La strategia continuerà a puntare sulla compliance e sugli alert per spingere i contribuenti a dichiarare di più o a correggere gli errori. Del resto, le lettere hanno portato incassi per un miliardo in più rispetto al 2022 contribuendo così a centrare gli obiettivi del Pnrr. E ora l’intenzione è continuare su questa strada, individuando le aree e le modalità attraverso cui favorire l’adempimento spontaneo di cittadini, imprese e professionisti.

Direttore Ruffini, partiamo dai risultati. I dati che avete diffuso testimoniano un altro recupero importante. Quali sono le differenze rispetto al passato e cosa sta consentendo di consolidare i recuperi?

Nel 2023 Entrate e Riscossione hanno recuperato 24,7 miliardi a favore dell’Erario, ai quali vanno aggiunti quasi 7 miliardi per conto di Inps, Inail e altri enti. Parliamo, nel complesso, di oltre 31 miliardi, una somma analoga a quella di una legge di bilancio, senza contare le minori uscite per lo Stato per effetto dell’attività antifrode. È la cifra più alta di sempre, che si inserisce in un trend in crescita da anni se si eccettua il biennio pandemico e testimonia l’efficacia del lavoro che stiamo portando avanti. A mio avviso, è stata decisiva la scelta di puntare sulle lettere di invito alla compliance, che solo nel 2023 hanno consentito di recuperare oltre 4 miliardi, ovvero oltre il 30% in più in un anno senza dover ricorrere a verifiche o accertamenti. È su questo terreno che deve giocarsi la partita del futuro, anche alla luce delle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale: fare in modo che chi ha commesso errori, magari anche in buona fede, possa regolarizzare per tempo la propria posizione.

Quali sono i settori da cui avete recuperato maggiormente?

Non è una questione di individuare un settore piuttosto che un altro, perché ogni anno analizziamo le informazioni disponibili nelle nostre banche dati relative a tutti i contribuenti. Oltre al controllo delle dichiarazioni presentate e alla richiesta di pagamento delle maggiori imposte non versate, l’Agenzia individua le posizioni maggiormente a rischio di evasione. Al termine di questa analisi viene selezionato un numero di posizioni da sottoporre a verifica, coerentemente con la nostra capacità operativa e fermo restando che le situazioni più gravi vengono comunque sottoposte a controlli più stringenti.

Quanto “vale” la fedeltà fiscale delle grandi imprese in cooperative compliance?

Nel corso del 2023 altre 19 grandi aziende hanno aderito al regime di adempimento collaborativo. Adesso sono in tutto 111. Parliamo di un pezzo rilevantissimo dell’economia nazionale, da cui derivano per lo Stato quasi 7 miliardi di entrate e per le imprese la possibilità di confrontarsi costantemente con l’agenzia delle Entrate. A conferma dell’attrattività dell’istituto, ci sono altre 35 istanze in corso di istruttoria e con la progressiva riduzione della soglia di ingresso ci attendiamo un significativo incremento dei numeri.

Il 2023 è stato anche l’anno della tregua fiscale. Quanto avete incassato dalle diverse misure di chiusura agevolata e quanto influiscono sui risultati finali?

Gli incassi relativi alle due ultime rottamazioni ammontano a 4,3 miliardi (in relazione alle sole entrate erariali, ndr), in larghissima parte relativi alla quater. A questa somma si aggiungono circa 600 milioni riferiti alla definizione delle liti pendenti e più di 200 milioni relativi alla pace fiscale, per un totale di oltre 5 miliardi su quasi 25 di recupero complessivo. Queste misure – è bene sottolinearlo – hanno inciso solo su sanzioni e interessi, garantendo il pagamento integrale delle imposte originariamente richieste dallo Stato.

Ogni anno ponete molta attenzione sul fenomeno delle frodi. Come state procedendo per intercettare gli illeciti in modo preventivo, soprattutto per le false compensazioni?

I controlli preventivi hanno consentito di assicurare minori uscite a carico dello Stato per 7,6 miliardi, di cui 2 miliardi relativi alle sole compensazioni indebite in F24. Queste somme sarebbero finite nella disponibilità di soggetti che frodano il fisco attraverso operazioni illecite, spesso connesse ad altri reati. Siamo intervenuti in anticipo e lo abbiamo impedito grazie alla tempestiva attivgità di analisi del rischio, i cui esiti vengono poi verificati dagli uffici sul territorio.

Che obiettivi vi prefissate di recupero e non solo? Grazie alla riduzione del tax gap certificata dalla relazione sull’economia non osservata il target del Pnrr per il 2024 è già centrato. Come pensate di consolidarlo?

Non solo diminuisce il tax gap, ma cresce il gettito spontaneo: 536 miliardi di euro, 26 miliardi in più rispetto al 2022. Sono segnali che si sta diffondendo la consapevolezza che eventuali inadempienze, anche per effetto della digitalizzazione dei processi, vengono intercettate in misura sempre maggiore. E questo ci incoraggia a proseguire sulla strada intrapresa. Man mano che aumentano le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, anche il fattore umano diventa sempre più rilevante ed è per questo che stiamo procedendo alla selezione di nuovi profili professionali. Il programma di potenziamento degli organici, grazie al quale potremo contare entro fine 2025 su circa 11mila nuove risorse, sta consentendo di disegnare l’Agenzia del futuro, in cui saranno sempre più presenti analisti dei dati, statistici, esperti di privacy e di sicurezza informatica.

Nuove semplificazioni sono in arrivo sulle dichiarazioni. Ci spiega cosa farete sul 730 già da quest’anno e se davvero ci sarà una precompilata anche per gli autonomi?

Il punto di svolta c’è stato quando il modello di carta, che ogni anno andava riempito da zero, è stato precompilato dall’Agenzia con un servizio online. Da quest’anno, il contribuente non avrà più a che fare con campi, quadri e righi ma potrà limitarsi a confermare o modificare le informazioni che lo riguardano con una modalità ancora più semplice, fino al progressivo superamento del concetto stesso di modello. Oltre alla precompilata Iva, sarà poi ulteriormente sviluppata la dichiarazione precompilata per i lavoratori autonomi, che includerà anche i dati delle certificazioni uniche inviati dai sostituti d’imposta.

In attesa della riforma della riscossione, quali azioni metterete o state mettendo in campo per far pagare chi ancora non lo ha fatto e aiutare chi vuole mettersi in regola e non riesce perché ha difficoltà finanziarie?

Sono molto affezionato a un principio di “buon senso” espresso oltre due secoli fa da Adam Smith, che teorizzava la necessità di rendere più facile la vita dei cittadini anche semplificando le modalità di pagamento delle imposte. Ad esempio, già oggi le somme riscosse che vengono pagate a rate hanno ampiamente superato il 50 per cento. E tutti possono chiedere e ottenere direttamente online un piano di rateizzazione per debiti fino a 120 mila euro. Per riuscirci abbiamo investito in risorse e tecnologie. Pensiamo ancora alla rottamazione quater: 3 milioni di contribuenti, circa 3,8 milioni di domande di adesione e 26,6 milioni di cartelle interessate. Tutte le fasi, dalla presentazione dell’istanza ai pagamenti, sono state gestite attraverso i servizi web evitando criticità e disagi ai contribuenti, come le lunghe file agli sportelli che si erano registrate in passato.

L’analisi del rischio sarà sempre più cruciale sia nella prevenzione che nei controlli. Concretamente cosa significa nel lavoro di ogni giorno dell’Agenzia? Le banche dati sono davvero affidabili o c’è il rischio che informazioni non attendibili creino “falsi evasori”?

Non dimentichiamoci che stiamo parlando della più grande banca dati pubblica del Paese, l’Anagrafe tributaria, che ogni anno riceve miliardi di informazioni, sottoposte a diverse fasi di controllo. Per utilizzare questa massa di informazioni occorre l’uso di software specialistici che consentono l’applicazione di tecniche di intelligenza artificiale come l’auto-apprendimento o la network analysis. Ma voglio dire molto chiaramente che queste tecnologie si inseriscono in una fase preistruttoria e non sono destinate in alcun modo a sostituire le valutazioni del personale addetto alle attività di accertamento. Né, a maggior ragione, verranno utilizzate per la creazione dei provvedimenti impositivi.

Fonte: Il Sole 24ORE

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