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Bonus credito d’imposta cumulabili per beni strumentali

Cumulo tra credito d’imposta beni strumentali e altri incentivi per gli investimenti al ribasso nel caso si superi il 100% del costo.
Cumulo tra credito d’imposta beni strumentali e altri incentivi per gli investimenti con rimodulazione al ribasso nel caso si superi il 100% del costo.
 
Un documento di ricerca diffuso lunedì 20 febbraio dalla Fondazione nazionale dei commercialisti (Fnc) e dal Consiglio nazionale dei commercialisti (Cndcec) fa il punto sulle agevolazioni per gli investimenti delle imprese dopo la legge di Bilancio 2023.
Per la nuova Sabatini, i limiti al cumulo trovano applicazione solo qualora gli ulteriori contributi pubblici che insistono sulle spese ammissibili siano inquadrabili come aiuti di Stato.
 
La Fondazione nazionale commercialisti e il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili hanno realizzato un documento di ricerca che costituisce un utile vademecum sulle principali agevolazioni agli investimenti delle imprese in vigore dopo la legge di Bilancio 2023.
 
Il documento si sofferma, oltre che sul credito di imposta per investimenti 4.0 e su quello per le spese di ricerca e sviluppo, sul credito previsto per investimenti nel Mezzogiorno e nelle zone economiche speciali e sulla nuova Sabatini.
Il capitolo finale dello studio è dedicato alle possibilità di cumulo tra credito per gli investimenti e altre agevolazioni riguardanti i medesimi beni strumentali.
 
Le norme vigenti, sottolinea il documento, consentono il cumulo di diverse agevolazioni a condizione che l’ammontare cumulato dei vari benefici non risulti superiore al costo sostenuto, tenendo conto, a tal fine, anche del vantaggio dato dall’irrilevanza ai fini fiscali del credito d’imposta.
Qualora, dunque, il cumulo di incentivi superi il 100% del costo, si dovrà procedere a rimodulare il beneficio in modo tale da riportare l’agevolazione totale entro tale limite.
 
Le modalità con cui operare la rimodulazione vengono illustrare dalla Fondazione commercialisti con un chiaro esempio. Si supponga un investimento 4.0 di un milione su cui spetta il credito di imposta del 50% vigente nel 2021. Il bene usufruisce altresì del credito di imposta per investimenti nel Mezzogiorno (45%).
I crediti cumulati sono pari, prima di considerare il beneficio della intassabilità, a (500.000 + 450.000) = 950.000 euro. Il risparmio Ires e Irap derivante dalla non imponibilità del credito 4.0 è pari a 139.500 euro (27,9% di 500.000), con un totale di agevolazione pari a 1.089.500 euro.
 
Per rispettare i vincoli al cumulo, occorre pertanto rimodulare al ribasso il tax credit 4.0, portando l’aliquota a circa il 43 per cento. In questo modo, infatti, i crediti lordi ammonteranno a (450.000 + 430.000) = 880.000 euro, il beneficio della intassabilità del credito 4.0 sarà pari a 119.970 euro (27,9% di 430.000) e così per un totale di 999.970.
 

FONTE: Il Sole 24 ORE

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